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Madagascar – Giovani orionini, giovani missionari

Madagascar – Giovani orionini, giovani missionari

Quindici ragazzi, accompagnati da don Roberto Luciano, hanno vissuto un’esperienza missionaria intensa e profondamente formativa in Madagascar, dal 20 luglio al 10 agosto.

Questa esperienza è stata organizzata in collaborazione con SEV Orione 84, la ONG orionina che promuove la cooperazione, il volontariato e lo sviluppo con un impegno focalizzato sul sostegno, l’educazione e la formazione umana e professionale di bambini e adulti.

In Madagascar sono sono stati accolti con grande calore da don Luciano Mariani e hanno trascorso diverse settimane nella comunità orionina di Antananarivo, dove hanno contribuito a migliorare le condizioni della scuola locale e hanno avuto modo di immergersi nella realtà del quartiere circostante.

Chiara ci descrive le prime esperienze del gruppo:

Appena arrivati, ci siamo messi subito all’opera. I lavori svolti all’interno della scuola sono stati vari: dalla manutenzione delle aule all’organizzazione della legna nella falegnameria della scuola. L’impegno manuale si è affiancato a quello umano, interagendo con gli abitanti del quartiere, scoprendo una realtà lontana e diversa da quella a cui siamo abituati.

È stato un incontro con una povertà tangibile, che colpisce al cuore, non è facile confrontarsi con una realtà così dura, ma è anche incredibile vedere come, nonostante le difficoltà, la gente riesca a mantenere un sorriso e una grande dignità.

Venire in luoghi come il Madagascar significa vivere una realtà che, pur nella sua durezza, arricchisce immensamente. Le emozioni che abbiamo provato, sia positive che negative, ci aiutano a crescere e a maturare una nuova consapevolezza del mondo e del nostro ruolo in esso.

La missione non è stata solo un’opportunità per dare, ma anche per ricevere. L’incontro con la comunità locale, con le sue tradizioni e la sua accoglienza, ci ha lasciato un segno profondo. Torniamo a casa non solo con il ricordo di quanto vissuto, ma anche con una nuova visione della vita e del mondo.

Siamo partiti con l’idea di dare il nostro contributo, ma torniamo con il cuore pieno di gratitudine per ttto ciò che abbiamo ricevuto. È stata un’esperienza ricca di emozioni, spesso contrastanti, ma che ci ha insegnato il valore della solidarietà e dell’umanità.

Dopo la prima settimana in capitale i ragazzi sono partiti alla volto di Miandrarivo, come ci racconta Marialuisa.

La seconda settimana è quella che amo definire “il cuore della missione”. Il viaggio verso Miandrarivo ci annunciava già una situazione diversa rispetto ad Antananarivo, tra dune di sabbia rossa, strade sterrate ma con un cielo azzurrissimo sopra.

E all’arrivo, nel tardo pomeriggio col buio, ne abbiamo avuto la conferma: le comodità della struttura in capitale erano un ricordo e bisognava adattarsi alle nuove condizioni. Abbiamo quindi gonfiato i materassini,  aperto i sacchi a pelo, acceso le torce per organizzarci al meglio nelle stanze che ci sono state assegnate per la notte, preso un secchio di acqua ciascuno per la doccia e ci siamo preparati per la cena. A fine giornata, uno sguardo al cielo stellato e tutti a dormire!

Le giornate erano così organizzate: sveglia alle 5.30, messa parrocchiale alle 6.00 e colazione alle 7.00; poi un piccolo gruppo andava alla fonte a riempire l’acqua e si iniziava il lavoro!

Abbiamo contribuito a ultimare la chiesa intitolata a Sant’Agostino in vista della visita del Vescovo Mons. Jean Pascal Andriantsoavina per l’inaugurazione della stessa, dipingendo le pareti e le panche e pulendo gli ambienti, aiutati dai parrocchiani e circondati da bambini che correvano da una parte all’altra.

I lavori proseguivano dopo il pranzo e alle 17.00 circa era il momento doccia, prima di assistere allo splendido tramonto del sole. Cena e sguardo al cielo! Alle volte la serata terminava con qualche gioco di gruppo o momento di preghiera.

Abbiamo anche assistito al rito della Famadihana, che viene fatto negli anni dispari dopo la morte di un congiunto (dopo aver consultato l’indovino del villaggio). La famiglia organizza una grande festa in onore del defunto che viene riesumato dal suo sepolcro e portato in processione dalla folla gioiosa che canta e balla accompagnata da intere bande musicali.

Di buon mattino, il 2 Agosto, a piedi, ci siamo recati presso la casa del defunto dove eravamo attesi per il pranzo. E dopo il pranzo tutto il rito di è svolto nella massima allegria, con la gioia che deriva dalla possibilità unica di poter riabbracciare, seppur per poche ore, il corpo del loro caro.

Non dimenticheremo mai queste giornate durante le quali siamo stati a stretto contatto con la cultura, la fragilità e la povertà del popolo malgascio… Sicuramente non abbiamo “cambiato la vita” di questo popolo, ma la vita di ciascuno di noi è cambiata, arricchita da occhi, sguardi, abbracci e storie.

Dario ci racconta la terza e ultima settimana di missione.

La terza settimana comincia con il viaggio di ritorno da Miandrarivo ad Antananarivo, nella comunità di Anatihazo.

Nei giorni restanti, accompagnati dalle assistenti sociali e da Don Luciano,  abbiamo visitato le case dei bambini che chiedono di essere iscritti a scuola. Divisi per piccoli gruppi, poiché le case sono troppo piccole per ospitare il gruppo dei 16. Le case del quartiere hanno molto colpito e lasciato il segno nel nostro cuore.

Si tratta di baracche in legno molto piccole, dove nella maggior parte dei casi esiste soltanto un’unica stanza dove  sono presenti soltanto 2 letti e qualche stoviglia in cui vivono spesso anche 6-7 persone, senza acqua e senza servizi igienici, durante la stagione delle piogge queste possono allargarsi, e gli abitanti sono costretti a trasferirsi nelle case dei parenti sopraelevate da terra.

L’ultima settimana è stata anche teatro della formazione per gli insegnanti delle scuole elementari.

Sono stati presentati varie attività ludiche e ricreative che servono per migliorare la qualità della didattica e dell’offerta formativa proposta dalla scuola.

Il gioco ha una funzione primaria ed essenziale nella vita di ogni bambina e di ogni bambino, ed è, inoltre, un vero e proprio diritto sancito dalla Convenzione Onui sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Il gioco, infatti, costituisce una funzione centrale nello sviluppo cognitivo, sociale, emotivo, creativo e motorio dei bambini e dei ragazzi ed è uno strumento fondamentale nel processo di apprendimento, attraverso il quale l’individuo esprime la propria identità e sviluppa le proprie conoscenze, anche le più complesse.

Giocare a scuola o in contesti di apprendimento, favorisce l’attenzione, la partecipazione attiva e il coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze. Nei paesi in via di sviluppo è di fondamentale importanza il ruolo delle scuole cattoliche, dal momento che lo Stato non sempre riesce a garantire un’istruzione adeguata, l’istruzione infatti, previene la trasmissione della povertà tra le generazioni fornendo maggiori opportunità di guadagnare, contribuisce pertanto a migliorare lo sviluppo socioeconomico della società. 

Le missioni orionine  che scelgono di donare il proprio tempo per aiutare la popolazione africana sono una risorsa veramente preziosa.

Il 9 agosto, ultimo giorno della missione,ci siamo messi in viaggio per rientrare in Italia, terminando un’esperienza che cambierà per sempre i cuori di ciascuno di noi, per un diventare “cuori senza confini” come il nostro padre fondatore Don Orione.

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