skip to Main Content
Menù
Genova – A caccia di ricordi camminando per le botteghe storiche

Genova – A caccia di ricordi camminando per le botteghe storiche

“Umbre de muri, muri de mainé, dunde ne vegnì, duve l’è ch’ané” – ombre di facce, facce di marinai, da dove venite, dov’è che andate, cantava Fabrizio De Andrè nella sua celeberrima Crêuza de mä.

Come intonava De Andrè, Genova è una città di mare. Dal suo porto sono arrivate e partite mercanzie di ogni genere e provenienza, ma anche donne e uomini, cultura e sapere, che ne hanno fatto non solo una città cosmopolita e un polo commerciale di riferimento per tutto il Mediterraneo, ma anche fucina di arti e di mestieri.

Attraversando il centro di Genova, che dal 2006 è Patrimonio dell’Umanità UNESCO con le Strade Nuove e i Palazzi dei Rolli, è impossibile non imbattersi nelle sue botteghe storiche, piccole attività commerciali e di artigianato per lo più a conduzione famigliare, tramandate di generazione in generazione, che hanno conservato gli arredi originali, i macchinari d’epoca e il fascino del tempo. Per preservare questo enorme patrimonio e tramandarlo alle generazioni future, nel 2011 il Comune di Genova in collaborazione con la Soprintendenza, la Camera di Commercio e le Associazioni di categoria del Commercio e dell’Artigianato, ha istituito l’Albo delle Botteghe Storiche.

Si tratta di un vero e proprio registro, esperienza unica in Italia, che oggi conta 70 botteghe storiche e 33 locali di tradizione, tutti selezionati con la supervisione del Ministero della Cultura e sottoposti a periodiche ricognizioni e sopralluoghi per verificare la rispondenza degli elementi che ne qualificano il riconoscimento.

È proprio dalle botteghe storiche genovesi che parte il viaggio tra sapienza, cultura e gastronomia in cui Danilo Lo Re ha accompagnato gli ospiti del Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione. Palermitano classe 1981, Danilo è un operatore sociosanitario appassionato di fotografia che nel 2010 si trasferisce a Genova per lavoro. Dopo una prima esperienza al Centro Clinico della Casa Circondariale di Marassi, entra a far parte della famiglia del Piccolo Cottolengo, dove ormai è di casa da oltre un decennio.

Questo progetto – racconta Danilo –  è iniziato circa un anno fa. Abbiamo immaginato di condurre gli ospiti in un itinerario cognitivo e sensoriale raccontando Genova attraverso la fotografia, la mia grande passione. Molti di loro sono genovesi o si sono trasferiti a Genova in gioventù, conoscono e amano questa città che è stata protagonista della loro esistenza e che adesso non possono più vivere come un tempo. Ascoltando i loro desideri e i loro racconti, abbiamo studiato un percorso evocativo e interattivo finalizzato alla stimolazione delle emozioni, dei sensi e dei ricordi.

Il viaggio tra le botteghe ha esordito nella Casa del Paverano per poi ripetersi in quella della Castagna, nel quartiere di Quarto. Dopo una breve introduzione su Genova e l’Albo delle Botteghe Storiche, Danilo ha proiettato una selezione dei suoi scatti più belli e significativi, e insieme agli ospiti ha fatto virtualmente visita ad alcune botteghe raccontandone la storia, l’evoluzione nel tempo, descrivendone i prodotti di eccellenza, gli arredi d’epoca, le tecniche artigiane, senza dimenticare qualche curiosità inedita raccolta sul posto direttamente dalla voce dei titolari.

Da quando ho scoperto Genova attraverso la macchina fotografica – continua Danilo – ho potuto scorgere punti di vista molto interessanti. Le botteghe storiche sono per me una delle sorprese più affascinanti di questa città, piccoli angoli che custodiscono cultura, sapere e tradizione. Ci sono confetterie, cioccolaterie, negozi di tessuti e di abbigliamento, sartorie, drogherie, friggitorie e tripperie. In alcuni contesti si respira ancora il fascino di una sapienza d’altri tempi, che fortunatamente è stata conservata”.

Alcune di queste attività commerciali sono sopravvissute quasi immutate negli anni, superando guerre mondiali, crisi e riprese economiche per arrivare infine ai giorni nostri, come l’Antica Pasticceria Romanengo. Correva l’anno 1780 quando Antonio Maria Romanengo avvia l’attività aprendo un negozio di droghe e coloniali in via della Maddalena. Due dei figli aprono poi altri due negozi in piazza Campetto e ancora un laboratorio per la produzione di cioccolatini, frutta candita e confetti. Nel 1814, in piazza Soziglia viene inaugurata quella che è oggi una vera e propria opera d’arte, una bottega con pavimenti in marmo, affreschi e stucchi, grandi lampadari in vetro e ottone, banconi e scaffali in legno intarsiato, e vetrine di cristallo che mettono in bella mostra conserve, fondant, violette di zucchero e quaresimali, i tipici dolcetti pasquali cha hanno origine nell’800. Tra i clienti di questo emporio si annoverano la Duchessa di Galliera, la famiglia Doria, ma anche la Duchessa di Parma, i Savoia e Giuseppe Verdi.

L’Antica Pasticceria Romanengo la ricorda bene la signora Iolanda, nata a Genova nel 1933: “La Romanengo si trova ai margini di via Orefici. Davanti c’era la Standa. Mi ricordo i confetti ripieni di rosolio, una rarità. Che buoni che erano! I confetti di Romanengo sono famosi. Ma non ci andavo di frequente perché costavano molto. Ai Macelli di Soziglia, invece – continua il racconto sulle botteghe storiche di Iolanda – ci andava mio papà a prendere le budella per il cane. Ci comprava anche la carne per il ripieno dei ravioli. I filoni (il midollo n.d.r.), che mi piacevano molto e che ora non si trovano più, li facevamo nel sugo”.

Grazie all’opera di conservazione e recupero, oggi le botteghe storiche sono ancora luoghi vivi che si rinnovano ogni giorno senza perdere di vista il legame con la tradizione, come la Drogheria Torielli in Vico San Bernardo, che da oltre un secolo inebria i passanti con gli aromi di oltre 250 tipi di spezie provenienti a tutto il mondo. Gli arredi sono di fine Ottocento. Tè, caffè, miele, cioccolata, caramelle e molto altro sono ancora conservati in vasi di vetro d’epoca con etichette scritte a mano. Qui dove in origine si vendevano solo gli aromi della cucina genovese, ora si trovano ingredienti di tutte le gastronomie del mondo facendo della Drogheria Torielli l’emblema della società contemporanea. Le sorelle Cavanna, che gestiscono la bottega, portano avanti la tradizione famigliare dell’arte della torrefazione del caffè, attività svolta fin dal 1956, tostando e macinando i chicchi con macchinari d’epoca.

L’idea di portare i nostri ospiti a spasso per Genova e le sue botteghe nasce dall’incontro quotidiano –spiega Laura Crovetti, Responsabile del Coordinamento dell’Animazione Geriatrica – dall’ascoltare e condividere i loro racconti e le esperienze che ci regalano ogni volta che ricordano episodi di vita ancora vividi nella loro memoria, in particolare quelli vissuti all’interno della città e del suo centro storico. Promuovere momenti nei quali potersi soffermare sul proprio vissuto attraverso le immagini e la narrazione – sottolinea ancora Laura Crovetti – favorisce uno spazio e un ambiente appropriato nei quali la persona anziana ritrova l’occasione per riscoprire sé stessa”.

A mia mamma – rievoca la signora Vera, 97 anni – piaceva girare per i vicoli del centro storico. Io mi sono sposata tardi, avevo già trent’anni, quindi per molto tempo siamo andate a fare compere insieme.
Andavamo alla tripperia di vico della Casana perché le piaceva la trippa e a volte la compravamo ben due volte alla settimana. A dire la verità piaceva anche a noi. Lei la sapeva cucinare bene, la faceva in umido col pomodoro e le olive. Avevamo un bel rapporto io e mia mamma – si emoziona Vera – quasi fraterno, mi chiamava “la mia Vera”. Ma io ero più vispa di lei quando andavamo a fare spese. In tripperia, per esempio, bisognava stare attenti a non farsi dare la trippa del giorno prima che veniva nascosta sotto quella fresca esposta ben in vista sul bancone. Allora le ricordavo stare in guardia”.

Mentre le signore e i signori ricordano, scorrono le immagini di Danilo: le vetrate liberty della Barberia Giacalone, la seicentesca Farmacia Sant’Anna, il bancone in marmo e piastrelle di maiolica dell’Antica Sciamadda con le sue teglie di farinata e le torte salate, gli armadi in stile decò di Pissimbono, le targhe e i timbri antichi di Busellato. Passeggiando con la mente per i caruggi, i vicoli del centro storico genovese, sembra quasi di sentire il profumo delle spezie e dei dolciumi, i rumori di vecchie macchine da cucire a
pedali e di macinacaffè, finanche i colpi di mortaio nel pestello in marmo.

Marco Zanone, animatore geriatrico, descrive l’esperienza con gli ospiti della Casa della Castagna: “È stata un’occasione preziosa e carica di aspettativa per i nostri anziani. Insieme ci siamo immersi in un mondo antico e famigliare perché appartenente alla loro storia di vita, riscoprendone il prezioso valore e riassaporando le bellezze di luoghi che in molti casi non riescono più a frequentare e a ripercorrere dal vivo.”

Back To Top