Papa Francesco – «Non è bene che l’uomo sia solo». Curare il malato curando le relazioni
E’ questo il titolo del messaggio del Santo Padre per la XXXII Giornata Mondiale del Malato, che si celebra oggi.
Nel testo il Papa richiama il tema della comunione, della chiamata di ciascun uomo a vivere relazioni con gli altri: “Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria”.
Francesco ritorna a un tema ricorrente nel suo pontificato, ovvero la “cultura dello scarto” che porta a considerare le persone malate, anziane o povere come un peso e non più come un valore primario perchè essere umani.
“Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso” afferma il Papa.
Francesco rivolge a tutti i cristiani un accorato appello: “In questo cambiamento d’epoca che viviamo, specialmente noi cristiani siamo chiamati ad adottare lo sguardo compassionevole di Gesù. Prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato. Con l’amore vicendevole, che Cristo Signore ci dona nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia, curiamo le ferite della solitudine e dell’isolamento. E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione“.
E nelle parole con cui il Santo Padre conclude il suo messaggio non possiamo non sentire un’eco delle parole di Don Orione: “Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali. Non dimentichiamolo! E affidiamoci a Maria Santissima, Salute degli infermi, perché interceda per noi e ci aiuti ad essere artigiani di vicinanza e di relazioni fraterne“.