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Chiesa – Rapporto Caritas 2022: l’anello debole

Chiesa – Rapporto Caritas 2022: l’anello debole

La Caritas Italiana ha presentato il suo 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”. Il testo analizza i dati provenienti da oltre  2800 centri di ascolto su tutto il territorio nazionale, raccolti nel corso del 2021. Non sono solo dai, ma storie e persone, che trovano nella Caritas ascolto e supporto, che nei centri Caritas tornano ad essere visibili.

Dal testo emerge che non esiste una sola povertà: ci sono molte forme di povertà, alcune acuite dalla pandemia, altre dalla vicina guerra in Ucraina.

Sono ancora tanti, troppi gli “anelli deboli” della nostra società:  i giovani, colpiti da quella povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito, alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario.

Anche i lavoratori possono essere poveri, possono oscillare pericolosamente tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno. Il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di Ascolto Caritas sono lavoratori poveri. Tale condizione tocca il suo massimo tra gli assistiti stranieri: il 29,4% di loro è un lavoratore povero.

Monsignor Zuppi, Presidente della Conferenza Episcolape Italia, nel suo intervento, ha detto che “l’anello debole lo devi rendere forte altrimenti si spezza tutta la catena. L’anello debole lo rendi forte ristabilendo l’educazione o investendo seriamente sull’educazione“.

Nei momenti di crisi, a maggior ragione – conclude Zuppi – dobbiamo mostrare che cosa significa essere cristiani. E questo richiede due cose: avere un cuore pieno dell’amore di Cristo e, proprio per questo, riconoscere Cristo e avere noi un cuore pieno di amore per i tanti “poveri cristi “che incontriamo nelle nostre strade, che andiamo a trovare nelle case e che devono trovare un porto nelle nostre comunità“.

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