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Liev – A Dio, Roman

Liev – A Dio, Roman

Dal Diario di Pace di Don Moreno Cattelan, missionario orionino a Kiev.

Si riparte.

Diamo un’occhiata in giro sul da farsi iniziando dalla sistemazione dell’appartamento rimasto chiuso per 5 mesi. Era nostra intenzione iniziare lo sfalcio dell’erba ma…piove. Ne approfittiamo per andare a fare un po’ di spesa. Alle casse non ci sono più le interminabili code che si potevano vedere prima della guerra. Comprensibile. I prezzi di molti prodotti sono raddoppiati.

Tornando passiamo per Chabany. Pensavamo di evitare il posto di blocco ma la strada alternativa ad un certo punto è stata chiusa. Altra mezz’ora di coda e anche oggi, visto che sono straniero, controllo del passaporto, a parte. Chiediamo se la prassi è questa tutte le volte che passiamo, anche se abitiamo a pochi passi dal posto di blocco: “Non ci sono alternative!” E’ la risposta del soldato che controlla i documenti. Qualche minuto per verificare e poi mi consegna il passaporto salutando con un bel “Buongiorno… Ciao”. Ricambio.

In serata, nonostante continui a piovere facciamo un giro in centro. La città è semideserta e non certo per il maltempo. I grandi centri commerciali sono chiusi, come gran parte dei piccoli negozi, bar o ristoranti. Anche sulla centralissima via Khreshchatyk sono pochi i locali aperti. Mi attira l’attenzione una vetrina ben illuminata in questa sera grigia…è una cartoleria ancora aperta. Sobrio l’allestimento ma molto significativa la scritta: “Di nuovo si va a scuola”. Un messaggio, certo pubblicitario, ma che in questo momento particolare è quasi un segnale che guarda al futuro imminente, tra un mese, e richiama l’inizio di una delle cerimonie più normali ed attese in Ucraina. La “prima campanella” che dà inizio in maniera festante e partecipata al nuovo anno scolastico.

Ci avviamo verso Piazza Maidan . Le fontane danzanti e multicolore sono spente, coperte con grandi teloni. Si respira un’aria strana e anche se non vorresti tutto ti riporta alla guerra, soprattutto quando siamo arrivati nella piazza di San Michele dove sono stati esposti alcuni equipaggiamenti dei russi, distrutti. Ci sono anche alcune autovetture di civili ucraini colpite a Gostomel. Aggirarsi tra questi rottami mi fa pensare alle persone che occupavano questi mezzi e sono morte, da entrambe le parti. Ci sono dentro ai carri armati ancora gli zaini, gli scarponi, gli elmetti…le auto dei civili crivellate di colpi nonostante avessero, attaccata con il nastro adesivo, una scritta : “Bambini”. Lasciamo quasi in fretta questo luogo, non solo perché mette angoscia ma anche perché l’ultima corsa della metropolitana è alle 21,30. Dobbiamo tornare. Scendiamo verso la fermata della metrò Poshtova ploshcha giusto in tempo per prendere una delle ultime corse verso Teremky. Percorriamo a piedi il chilometro e mezzo dalla fermata fino a casa. A metà percorso c’è un posto di blocco. Sono le 22.00 passate. Ci siamo solo noi due. I soldati che presidiano la postazione scherzano tra di loro. Passando in mezzo al presidio che occupa tutto il marciapiede, ci chiedono i documenti. Un semplice controllo…Dopo dieci minuti siamo a casa.

Ieri a L’viv si sono svolti i funerali di Roman Baishchak.

Era il nipote, ricorderete, della nonna che tutte le domeniche veniva a chiedere preghiera per il suo ritorno. Era stato ferito e non capiva il motivo per cui restava al fronte…Roman era capitano di una brigata che già dall’inizio dell’invasione ha cercato di fermare l’avanzata dei russi, fino alle settimana corsa quando, il 26 luglio, è stato ferito, questa volta mortalmente. Roman aveva 25 anni. Lascia la moglie, coetanea, e due bambini in tenerissima età.

Da ragazzino cantava nel coro della scuola 54. Frequentava l’oratorio e per qualche hanno è stato anche animatore. Dopo la cerimonia funebre c’è stato un particolare saluto davanti al comune di L’viv. Poi, assieme ad un commilitone della stessa età sono stati sepolti nel cimitero monumentale della città, dove è stato allestito un campo speciale per gli eroi morti in guerra…in questo assurdo e inutile conflitto.

Riposa in pace, Roman.

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