skip to Main Content
Menù
Lettera di Don Aurelio Fusi ai confratelli anziani e ammalati

Lettera di Don Aurelio Fusi ai confratelli anziani e ammalati

Roma, 9 novembre 2020

Carissimi confratelli,

da diverse settimane sento il desiderio di farmi presente, ma le restrizioni sanitarie, per evitare la diffusione del Covid 19, me lo impediscono. Non mi rimane altra possibilità se non quella di scrivervi per consolidare la nostra vicinanza e, per quanto possibile, affievolire la solitudine che in questo periodo di limitazioni si è accentuata. Desidero garantirvi che il Consiglio provinciale e io vi pensiamo spesso, cerchiamo con voi la comunione della preghiera e attendiamo di potervi incontrare presto.

Gli anni della vostra giovinezza e della maturità, ne sono sicuro, sono stati pieni di progetti, iniziative e realizzazioni lasciate in eredità alle generazioni più giovani. Avete attuato le parole del Signore che nel Vangelo ripete: “lo avete fatto a me”. Ora, invece, immersi nel silenzio e nella preghiera, vivete con maggior intensità l’altro invito del Signore: “fate questo in memoria di me”.

Carissimi confratelli, la vostra vita è un insegnamento per le generazioni future a vivere questi due comandamenti, affinché i gesti di carità abbiano come fonte il memoriale eucaristico e la celebrazione della Messa conduca ad un esercizio della carità concreto, con gesti quotidiani e disinteressati. Non è facile tenere insieme questi due aspetti della vita perché richiedono la capacità di lasciarci disturbare non solo dal campanello suonato dai poveri, ma soprattutto dal Signore. Egli, infatti, quando meno ce lo aspettiamo, decide di scuotere la nostra vita interiore da pigrizie che ci impediscono di focalizzare Colui che abbiamo scelto come primo e unico nostro amore. In altre parole, in ogni fase della vita, attraverso chiamate diverse, il Signore ci chiede di conservare con gelosia la forza della fedeltà.

Carissimi confratelli, alcuni di voi, ormai pochi, hanno conosciuto Don Orione o i suoi primi compagni, Don Sterpi, il canonico Perduca, frate Ave Maria… Siete la memoria vivente di quel tempo eroico che oggi non c’è più e testimoniate i valori che contano e che rimangono per sempre. Per questo vi chiedo di scrivermi per condividere i vostri ricordi più belli, quando siete entrati in Congregazione e come avete conosciuto quei religiosi a cui guardiamo come esempi. O, se preferite, potrete raccontare come state vincendo questo tempo di restrizioni sanitarie che vi hanno allontanato da persone care e contatti che fino a poche settimane or sono riempivano la vostra giornata. Aspetto i vostri contributi da far conoscere ai religiosi più giovani per stringerci insieme con una catena, non di parole, ma di esperienze di vita.

In questo tempo di preoccupazione per tutti, vi chiedo di pregare per la Provincia, per la vostra comunità e anche per me, perché non ci lasciamo vincere dalla preoccupazione e da un certo senso di isolamento. Preghiamo perché se si sono fatti più difficili le relazioni tra noi religiosi e con i nostri laici, prevalga la dimensione dell’incontro con il Signore che riempie i vuoti, ridona il sorriso, scalda le mani e il cuore. Confido molto nella vostra intercessione.

Con gli auguri di ogni bene,

Don Aurelio Fusi
(Direttore provinciale)

Back To Top