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XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Essere sempre in preghiera

XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Essere sempre in preghiera

Dopo la guarigione dei dieci lebbrosi, Luca inserisce il discorso sul giorno del Figlio dell’Uomo, che si riferisce al ritorno glorioso di Gesù alla fine dei tempi: proprio questi versetti finali del capitolo 17 sono la chiave di lettura della parabola proposta dalla liturgia odierna.

All’inizio del capitolo 18, un giudice iniquo e una vedova che cerca giustizia sono i protagonisti della vicenda, che permette a Luca di presentare un tema a lui molto caro, la preghiera. Il giudice non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, la vedova invoca incessantemente giustizia: la perseveranza e l’insistenza della donna convincono il giudice a cedere alle sue richieste.

Cosa vuole insegnarci in questa parabola Gesù? La risposta è contenuta nei versetti finali del capitolo 17: il giorno di Dio non verrà con clamore e effetti speciali, perché è già in mezzo a noi. Attendere il suo ritorno non è aspettare il giorno cercandone i segni, ma aspettarlo con un cuore in preghiera. Come la perseveranza della vedova ha costretto il giudice a cedere, così la perseveranza della preghiera della comunità cristiana trova ascolto presso Dio.

“Bisogna sempre pregare” non significa stare sempre in preghiera giorno e notte, ma è l’invito a non stancarsi di pregare, anche quando l’esaudimento della preghiera si fa attendere.

La fede è preghiera, è una richiesta incessante del suo ritorno, è un atteggiamento che tiene desto il desiderio di lui, che non ci fa cedere nel rischio di non aspettarlo e desiderarlo più. La preghiera non ha bisogno di essere esaudita per ciò che chiede, il frutto che essa porta sempre con sè è essere in relazione con Dio.

 

 

 

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