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Testimoni del presente – Un cammino di crescita

Testimoni del presente – Un cammino di crescita

Chi mi conosce sa che non amo raccontarmi ed in realtà non credo che la mia storia abbia qualcosa di così unico. Preferirei sicuramente che veniste tutti a passare del tempo con me, nelle mie giornate lavorative, ma ora che sto per diventare anche nonna forse è il momento che io impari a raccontare, tra tutte le storie, anche la mia, perché la conoscano anche i miei nipoti.

 

Ho sempre desiderato fare la maestra di scuola materna ed invece eccomi qua: responsabile del personale di Santa Maria la Longa.

Io che avrei semplicemente voluto insegnare ai bambini oggi gestisco persone adulte in un mondo del lavoro che cambia e si complica sempre più velocemente.

 

Sono entrata al Piccolo Cottolengo 34 anni fa, dopo un primo anno fatto come maestra di scuola materna, quando Don Sergio Zanatta mi chiamò perché c’era bisogno che qualcuno badasse alla reception nel pomeriggio dato che all’epoca c’era solo un segretario al mattino.

Accettai e così, con il ruolo di portinaia, centralinista, ed anche addetta alle pulizie, iniziai quel viaggio di scoperta di un mondo per me tutto nuovo!

 

Entrare al Piccolo Cottolengo, lo ammetto, fu un po’ traumatico.

Non conoscevo realtà simili, e mi spaventavano le persone… tutti quegli ospiti!

Mi meravigliai subito del coraggio degli operatori e dei sacerdoti: erano capaci di farsi così prossimi ad ogni persona che incontravano!

 

Vivendo quella realtà giorno dopo giorno tutto cambiò, ed io mi accorsi ben presto che loro, gli ospiti, non si dimenticavano mai di me, ed io non potevo più dimenticarmi di loro.

Vi faccio un esempio che di anno in anno continua a ripetersi: alcuni giorni prima del mio compleanno gli ospiti iniziano già a ricordarmelo, lo aspettano con ansia e poi si festeggia insieme, ed io ora, dopo anni, so che almeno una parte della mia giornata del mio compleanno la voglio vivere proprio lì, con loro.

 

Con il passare degli anni i superiori mi chiesero di fare alcuni lavori anche in segreteria, ma il ruolo vero del segretario lo diedero a un’altra persona.

Erano gli anni dei primi computer ed io mi ci appassionai anche se non mi era richiesto di saperlo usare. Mi ci appassionai talmente tanto che feci il mio primo investimento: mi pagai, a rate, un corso per imparare ad usarlo.

E proprio alla fine di quel corso questo mio impegno personale venne inaspettatamente ripagato: Don Luigi Brazzalotto mi chiamò per dirmi che mi comprava un computer, che mi dava un ufficio e mi passava di livello.

 

Erano strani quegli anni, così diversi da oggi. Pensate che guardavamo di nascosto il contratto di lavoro che il direttore teneva nel cassetto. Pensavamo che non fosse un nostro diritto.

 

Di anno in anno le mie attività si arricchivano di complessità, fino a che arrivai ad avere il compito di predisporre i turni di lavoro, e così iniziai ad appassionarmi al tema delle risorse umane. Assorbivo, ed in realtà continuo a farlo, da tutto e tutti intorno a me: capi, colleghi, consulenti, corsi, internet…Tutto per essere pronta a questo ruolo che oggi ho: responsabile del personale, che per me significa essere il tramite che facilità per tutti i colleghi il contatto e l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

 

Entrando in relazione con tante persone oggi vedo e sento con chiarezza che ciò che fa la differenza è dare un senso al proprio lavoro e vivere appieno il senso delle relazioni che al lavoro si creano.

Questo vale per me, e per tutti.

Ogni volta che qualcuno viene da me so che è perché ha un bisogno e a quello cerco di rispondere, in modo fermo, mai scontroso.

Ed il bisogno di tutti, non solo dei nostri ospiti, non è mai solo quello di avere un tetto sotto cui stare, il bisogno è più profondo.

Tutto passa, tutto quello che viviamo passa.  Quel che resta, come diceva Don Orione sono le anime “anime, anime”.

Ed io questo lo penso ogni giorno mentre lavoro, e mi impegno a fare ogni cosa per testimoniare, nel presente, l’amore di Gesù, cercando di farlo sempre anche con il sorriso.

 

Credo che solo così, testimoniando con la nostra semplice vita potremo avvicinare al vero spirito di Don Orione anche quei giovani che oggi iniziano a lavorare da noi, senza avere percorsi spirituali alle spalle.

Quando li vedo che toccano, alzano e lavano i nostri ospiti capisco che quei giovani hanno anime sensibili, anche se lontane dalla fede, ed allora ricordo la responsabilità che ho ogni giorno, non tanto quella del ruolo che ho nell’organigramma, ma quella da cristiana.

Voglio che la mia fede non sia fatta di formule a memoria, ma di gesti quotidiani che nell’ordinario parlino dello straordinario dell’amore per Gesù.

Anime Anime, questo è quello che vedo ogni giorno nel mio lavoro.

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