Roma – Come se vedessero l’Invisibile
“Come se vedessero l’Invisibile” è il tema che ha caratterizzato il Convegno Nazionale Vocazionale svoltosi a Roma presso la Domus Pacis dal 3 al 5 gennaio. Una significativa rappresentanza orionina ha partecipato a questo evento ecclesiale: 5 sacerdoti, un diacono, un chierico, alcuni di questi impegnati direttamente nell’animazione vocazionale nella nostra Provincia.
Anche le nostre Suore hanno partecipato e con esse, a margine del Convegno, è stato condiviso un momento di confronto e programmazione della pastorale vocazionale in Italia.
Lo slogan del Convegno è stato preso dalla esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco al n. 150 ma in realtà è una citazione tratta dalla Evangelii nutiandi di San Paolo VI, Papa. Fa riferimento ad un’epoca che reclama sempre più cristiani capaci di dare testimonianza con la loro “autenticità […] evangelizzatori che parlino di un Dio che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l’Invisibile».
Il Convegno ha visto la partecipazione di esperti che hanno presentato le sfide della nuova evangelizzazione, di testimoni oculari e compagni di viaggio di alcuni santi di oggi quali Tonino Bello, i monaci di Tibhirine uccisi in Algeria nel 1996 e Chiara Corbella Petrillo con la testimonianza del marito.
Ciò che più ha colpito è stata la testimonianza di un giovane di Roma, Federico De Rosa, ragazzo autistico di 26 anni che assieme al padre Oreste ha interagito con l’assemblea del Convegno rispondendo alle molte domande che gli venivano rivolte. Dietro un apparente muro di incomunicabilità si è potuto assistere ad un qualcosa di semplicemente straordinario e toccante. Si è aperto un sipario attraverso il banale uso del computer con il quale questo ragazzo comunica con la realtà circostante e così ha resi partecipi i presenti di un mondo interiore impensabile agli occhi stereotipati che tutti noi spesso abbiamo di fronte ad una persona catalogata come disabile o portatore di handicap sia scientificamente che sociologicamente.
Davvero non c’era frase più appropriata di quella dello slogan del Convegno per dire quanto è importante avere occhi capaci di andare oltre ciò che appare e riuscire a cogliere il Mistero che c’è in ogni essere creato da Dio e soprattutto nell’uomo riflesso della Sua grandezza e bellezza.
In una delle molte risposte di Federico c’è un messaggio forte e provocante per tutti noi orionini. A Federico è stato chiesto quale consiglio darebbe ai molti sacerdoti, suore e laici impegnati presenti al Convegno. La sua risposta è stata: “Non avere paura della differenza. Includere non basta più, è necessario valorizzare ciascuno. Avete un chierichetto down? E un catechista cieco? E autistici? Queste persone stanno sole a casa mentre voi dite o partecipate alla messa? Andate a stanarli. La chiesa è una società al contrario del mondo. Da noi queste persone devono essere i primi”.
Un grande grazie va a Federico che con questa testimonianza aiuta a vedere l’Invisibile.