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Genova – Il paradosso del dono, il paradosso della felicità

Genova – Il paradosso del dono, il paradosso della felicità

Don Achille Morabito ha incontrato il personale del Piccolo Cottolengo di Genova

Proseguono gli incontri di formazione carismatica professionale al Piccolo Cottolengo di Genova, nell’ambito del tema provinciale per l’anno 2017/18 “Guardiamo il futuro con concretezza e ottimismo: le opere di misericordia”.
Nello scorso mese di febbraio, Don Achille Morabito ha tenuto tre incontri a Paverano, Camaldoli e Castagna, con il personale delle Case genovesi, conducendo una stimolante riflessione dal titolo “Il paradosso del dono, il paradosso della felicità. C’è più gioia nel dare che nel ricevere (Atti 20, 35)”.

C’è un luogo comune da sfatare, secondo il quale un bravo operatore quando entra al lavoro “deve lasciare fuori tutto il resto”, così sarebbe un bravo professionista… In realtà l’operatore, non è possibile altrimenti, porta al lavoro – e quindi anche nella relazione con gli Ospiti e nella relazione con i colleghi – un carico di tristezza, di fatica e di aspirazione alla felicità che anche ogni Ospite e ogni collega porta nel cuore.

«C’è più gioia nel dare che nel ricevere»
“La riflessione sulla felicità (che tutti desideriamo) ripropone verità antiche e disattese” ha detto Don Achille. “La pienezza di vivere viene conseguita quando non la si cerca direttamente, quando, in altre parole, si è riusciti a non essere soltanto piegati verso se stessi e i propri problemi, bensì a rivolgersi agli altri (magari gli stessi Ospiti e gli stessi colleghi che incontro e servo ogni mattina) con gratuità.
Il paradosso del dono esprime il paradosso della felicità, più volte riscontrato: essa può giungere soltanto in sovrappiù, più come un evento che accade che come un obiettivo raggiunto. Quando si dona a qualcuno, si sperimenta una soddisfazione che non può essere paragonata ad alcun guadagno materiale: la gioia del dare non conosce confronti. Kierkegaard notava in proposito: «La porta della felicità si apre verso l’esterno; chi tenta di forzarla in senso contrario, finisce per chiuderla sempre di più».

Quanto più si cerca di possedere la felicità, tanto più essa diventa sfuggente e irraggiungibile: è la parabola del nostro tempo, troppo preoccupato di sé e del proprio star bene, scoprendosi così sempre più triste e incapace di vivere”.

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