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Venite alla festa!

Venite alla festa!

L’evangelista Matteo ci presenta oggi una parabola, un genere letterario spesso utilizzato da Gesù: è un racconto che costringe chi lo ascolta a trovare una risposta, spesso non scontata, talvolta scomoda come un sassolino nella scarpa. Il racconto ci presenta il banchetto nuziale del figlio del re, al quale gli invitati non aderiscono. Questa è l’immagine del popolo d’Isreaele, della Chiesa, di ciascuno di noi: abbiamo cose più importanti del banchetto di Dio, quindi o rimaniamo indifferenti alla chiamata e continuiamo a fare i nostri affari o addirittura, dice la parabola, diventiamo aggressivi con chi ci ricorda l’invito alle nozze. Quando il Signore ci invita, domandiamoci che affari stiamo facendo: sono davvero più importanti del banchetto di nozze, di quel banchetto che, dice il profeta Isaia, è profezia di vita eterna? Il Signore ha già preparato tutto per noi, ci invita e non aspetta la nostra conferma, è tutto pronto: la misericordia di Dio è così grande e così determinata che vuole che ci siano invitati alle nozze, buoni o cattivi, c’è posto per tutti. Unico requisito richiesto è accettare l’invito, non i nostri meriti, non le nostre qualità. Basta solo il nostro sì, un sì vero che si lasci rivestire dell’abito nuziale, che ci faccia trasformare, che ci faccia cambiare. Le portate del banchetto di Dio sono da consumare subito, non possono aspettare: sono i doni di Dio che vanno vissuti nella vita di ogni giorno, che richiedono l’adesione del nostro sì. Questa parabola richiede una risposta rischiosa: posso essere anch’io invitato alla festa, con l’abito che il Signore mi dà con il mio sì al suo invito, posso rimanere fuori perché non mi interessa l’invito oppure posso essere cacciato dalla festa, perché indosso i miei abiti e non quelli donati da Dio. 

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