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Questua delle vocazioni

Questua delle vocazioni

Da uno scritto di Don Orione

Molto Reverendo Signore,
La pace di Nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi!
Vorrei venire da Vostra Signoria in persona, ma, poiché non m’è possibile, fidato nella Sua bontà, La prego di ascoltarmi benevolmente anche di lontano.
Rimarrò grato alla Signoria Vostra, se vorrà coadiuvarmi nell’opera di ricerca di sante vocazioni; poiché di questo vengo appunto ad interessarLa in Domino: vengo a far questua di vocazioni. E cerco specialmente giovinetti che mostrino desiderio di farsi sacerdoti o fratelli coadiutori, e siano disposti, col consenso delle famiglie, a far parte di questa nascente Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza. La quale, perché benedetta dal Vicario di Gesù Cristo e dai Vescovi, poté in breve estendere anche fuori d’Italia le sue tende a Rodi, in Palestina, in Polonia, nell’Uruguay, in Brasile e in Argentina.

Essa è pronta ad accettare fanciulli poveri, purché diano buona speranza per la Chiesa. E li educherà, con l’aiuto di Dio, nella dottrina di Gesù Cristo, a solida e ignita pietà eucaristica, a fervido spirito di carità e di apostolato, assistendoli con cura particolare negli studi e nella formazione religiosa.    «La messe è molta, ma gli operai sono pochi».    
Fratello, diamoci operai e buoni operai ai vasti campi della fede e della carità!    
L’occhio esperto della Signoria Vostra avrà certo, ravvisato in qualche umile fanciullo un raggio di celeste vocazione: sono i piccoli Samueli che la Provvidenza Divina va ognora suscitando a servizio della Chiesa e per la dilatazione del Regno di Dio nel mondo.
Io non vengo, no, a mietere: lascio che mietano i Vescovi per i loro Seminari; poi come quando ragazzo andavo con la mia povera madre a spigolare lungo i solchi solatii, vengo anch’io, in Nomine Domini, a raccogliere le spighe lasciate indietro, quelle umili spighe che potrebbero andare sperdute. E, con la divina grazia, cercherò di trarre anche da esse alimento e pane di vita per le anime.
«Molti sono i chiamati al servizio dell’altare», scriveva quel gran Servo di Dio che fu Don Rua, ma molti si perdono, perché non sempre possono essere aiutati.
Se, dunque, la Signoria Vostra avesse scorto, nei buoni fanciulli che frequentano la chiesa, un qualche giovinetto povero, forse un po’ dimenticato, ma col candore dell’innocenza e i segni della vocazione al servizio di Dio, mi permetta che, umilmente, io La preghi di volermelo indirizzare.
Abbiamo Corsi preparatori per quegli aspiranti che non fossero sufficientemente maturi per il Ginnasio. Userò a tutti ogni possibile facilitazione. La Santa Madonna mi aiuterà!

Le vocazioni al Sacerdozio di fanciulli poveri sono, dopo l’amore al Papa e alla Chiesa, il più caro ideale, il sacro amore della mia vita.
Misericordiosamente condotto dalla Divina Provvidenza per essi è cominciata questa «Piccola Opera»; per essi fu aperta la nostra prima Casa in Tortona, per quelli, cioè, che il Vescovo non aveva potuto, suo malgrado, accettare in Seminario. E Iddio ha dato incremento: quanti buoni Sacerdoti si sono formati, e anche dei Vescovi!
Per le vocazioni dei fanciulli poveri quanto camminare! Ho salito tante scale: ho battuto a tante porte! E Iddio mi portava avanti come il suo straccio.
Ho sofferto fame, sete e umiliazioni le più dolorose: e pur parevano biscottini di Dio! Mi sono anche coperto di molti debiti, ma la Divina Provvidenza non mi ha mai lasciato far fallimento. E avrei a grande grazia, se Gesù volesse concedermi, per le vocazioni, di andare mendicando il pane sino all’ultimo della vita.
Pel carattere dunque proprio di questa nascente Congregazione, vengo in questua di vocazioni e anche di vocazioni tardive: sia pel Sacerdozio che per fratelli laici o coadiutori dei quali abbiamo grande bisogno, tanto in Italia che all’Estero, nelle Missioni e nelle Scuole pei figli degli italiani emigrati. Ricevo anche uomini fatti, purché liberi: contadini, artigiani, vedovi; basta siano di buona salute e di buona volontà. Tutti quelli che si sentono chiamati e validi a darmi una mano per esercitare l’Apostolato della Carità nei Collegi, Oratori festivi, nelle Colonie Agricole, nelle Scuole Professionali – Tipografie, Officine meccaniche, Falegnamerie, Laboratori d’arti e mestieri -, come pure negli Ospizi, Case di ricovero, che la mano della Provvidenza va aprendo a salvezza della gioventù o a conforto degli umili: tutti possono trovare la loro nicchia, il loro posto di lavoro, poiché in queste Istituzioni di Carità multae sunt mansiones.
Chi persevera resta con noi, come in casa sua, da sano e da ammalato, per tutta la vita.
Per i disingannati del mondo poi, che intendono darsi a Dio in una vita di raccoglimento, di preghiera e di oblio, abbiamo gli Eremiti. Gli Eremiti della Divina Provvidenza vivono nella pace della solitudine, pregando e lavorando; e si ammettono aspiranti anche di giovane età, come già faceva S. Benedetto.

E poi? Poi non ho ancora finito, perché ho anche le Suore. La Divina Provvidenza giuoca da qualche anno. Essa mi venne sviluppando tra mani una nuova Congregazione di Suore, dette le Missionarie della Carità. E già sono sparse nel Piemonte, in Lombardia, nel Veneto, nell’Emilia, nelle Marche, a Roma ed in Calabria, e fino in Polonia.
Quante siano, non lo so. So che, in genere, le Suore sono un po’ come le formiche: si danno attorno, crescono, si moltiplicano come le formiche. Però, al bisogno, sono sempre poche, perché ne chiedono da tutte le parti per Asili, Scuole Materne, Ospedali, Ricoveri di mendicità, eccetera.
Ond’è che, se la Signoria Vostra mi mandasse buone vocazioni per Suore, Le sarei assai tenuto. Vi è pure una sezione di Suore per le vedove. Ho poi anche le Suore Cieche, sono Sacramentine.
E poi… e poi, se la Divina Provvidenza continuerà a giocare, vedrete, tra pochi anni, cosa andrà a saltar fuori dalle mani del Signore.
E’ tutto Nostro Signore che fa, è Nostro Signore, direi, che giuoca. Colui che parlò per bocca dell’asina di Balaam, non ha trovato sulla terra creatura più misera di me, affinché si conosca che ogni bene è da Lui.
Non cerco dote, non pongo limiti di età per nessuno; solo cerco che abbiano buono spirito, buona salute, buona volontà di amare e servire Gesù Cristo, di lavorare in umile obbedienza, di sacrificarsi nella carità, di fare del bene ai poverelli, servendo Gesù nei poverelli. Perché noi siamo per i poveri; anzi per i più poveri e più abbandonati.
Veda un po’, caro Signore e Fratello mio nel Signore, quanti pensieri vengo a darLe, quante persone viene a chiederLe questo Fra Galdino della Divina Provvidenza.
Quel tal Fra Galdino del Manzoni si contentava di andare alla cerca, alla questua delle noci: io, invece – sarà colpa dei tempi che progrediscono! -, se Vostra Signoria non starà in guardia, finirò di cercare e di portare via anche Lei… E chi sa mai? … Chissà se un giorno. . . Dio volesse! . . . Per ora mi accontento di chiederLe umilmente di mandarmi delle vocazioni, buone vocazioni, molte vocazioni!
Anime e Anime! – Cerco anime! Cerco, col divino aiuto e di Vostra Signoria, di far opera suscitatrice di buoni Religiosi, di santi Sacerdoti di Apostoli.
Chi non vorrà aiutarmi? Fatemi questa carità, per l’amore di Dio benedetto!
Mi affido a Nostro Signore e alla intelligente bontà e zelo di Vostra Signoria. Di quanto farà, La benedica Iddio di una benedizione grande! Pregherò sempre per Lei, e Le prometto di esserLe grato, particolarmente all’Altare.
Mi permetta ora di abbracciarLa fraternamente in osculo Christi, e mi abbia con ogni ossequio per Suo umile ed obbl.mo servitore e fratello in Gesù Cristo e nella Santa Madonna.

P.S. – Con l’aiuto del Signore, educheremo i giovinetti, che ci saranno indirizzati, a spirito di umiltà e di pietà: a vita di sacrificio e di apostolato: istruendoli bene nel Catechismo e Storia Sacra, assistendoli con cura particolare negli studi, per dare operai e buoni operai ai vasti campi della Fede e della Carità.
E, Deo adiuvante e la Santa Madonna, confidiamo che un giorno molti dei giovani che ci vengono inviati, potranno essere di aiuto anche ai Rev.di Parroci, e sempre di conforto al cuore dei Vescovi e della Santa Chiesa.

Dagli Aspiranti della Piccola Opera della Divina Provvidenza si richiede:
1°    Che siano almeno stati promossi alla Va Elementare. Pei Fratelli laici, invece, la promozione alla Va non è necessaria.   
2°    Siano di costituzione sana e di famiglia esente da malattie ereditarie di etisia, epilessia, pazzia, ecc. – Il tutto comprovato da attestato medico, e confermato dalla visita medica dell’Istituto.   
3°    Di capacità più che mediocre: d’indole pia e docile: di carattere franco, leale: di cuore non gretto, ma grande, che già riveli il desiderio vivo di amare Dio e di dar la vita per far del bene a tutti e salvar anime.  
4°     Mostrino inclinazione e indizi allo stato religioso.   
5°    Per quelli poi già adulti, essi devono chiaramente conoscere che vengono per seguire Gesù Cristo, vivendo in umiltà la vita dei Consigli Evangelici, nel quotidiano rinnegamento di se, crocifissi e nascosti con Cristo in Dio. E per la grazia e nell’amore di Dio benedetto restando umili e fedeli ai piedi dei Vescovi e del Papa, dovranno tutti aspirare a fare pieno olocausto della vita per diffondere, specialmente nei piccoli, nei poveri e più derelitti nostri fratelli, i conforti di quella divina carità di Gesù Cristo che non serra porte, che non vede confini: che sola edifica e unifica nel Signore che sola potrà salvare la società.
6°    Non si ricevono quelli che fossero stati espulsi da Seminari o da altri Istituti e Collegi: né quelli che avessero difetti fisici o abitudini che potessero nuocere ai compagni. Così, in via ordinaria, non si ammettono figli unici né figli di madre vedova, perché si è dovuto costatare che, in generale, dopo che li abbiamo ben cresciuti, educati e istruiti, essi ci vengono sobillati e tolti. Non si accettano adulti che siano obbligati a provvedere ai genitori o agli avi, costituiti in grandi necessità.   
7°    Nostro principio è che chi può vivere del suo, o per quel tanto che un Aspirante può contribuire del suo, non deve venire a sfruttare la carità altrui, né ad impedire un maggior bene ad altri, il che non sarebbe né cristiano né onesto.  
8°    In seguito gli Aspiranti non sono tenuti più ad alcuna pensione, ma restano a carico dei parenti le spese dei vestiti, bucato, cure mediche e medicine, viaggi in famiglia, libri, finché abbiano emessi i primi voti; in seguito l’Istituto provvede a tutto.   
9°    L’Istituto assicura le più vive sollecitudini affinché nulla manchi di quanto può contribuire al profitto morale-religioso, intellettuale e sanitario.                                  

 

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