Caritas – Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza
La Caritas Italiana ha pubblicato il Rapporto su povertà ed esclusione sociale 2024, dal titolo “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza”. Come l’erba riesce a farsi spazio e crescere anche nell’asfalto, così la speranza può essere la risposta che buca anche la durezza della povertà.
I dati del rapporto ci restituiscono una fotografia del Paese drammatica: la povertà assoluta interessa oltre 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione italiana.
Non solo, nel 2023 risultano in stato di povertà il 13,8% di giovani e minori (era 13,4 nel 2022, 9,4% del
2014), il 35,1% delle famiglie di persone straniere (era 33,2% nel 2022, 25,2% del 2014) e il 16,5% di chi è operario o svolge mansioni simili (era 14,7 nel 2022, 10,0% del 2014).
Ci sono anche altri segnali di allarme:
- non solo ci sono nuovi poveri, ma aumentano le storie di cronicità e di povertà intermittente (dal 54,7% al 59%)
- la povertà si fa sempre più intensa: i poveri diventano sempre più poveri: il numero medio di incontri annui sale da 3,2 a 7,9
- le famiglie con minori ancora le più numerose (pesano per il 56,5%)
- ai poveri è negato il «diritto di aspirare»: la povertà erode la capacità progettuale
- stretto il binomio tra povertà economica e povertà educativa (67,3% ha al massimo licenza media inferiore)
- si chiede aiuto nonostante il lavoro: nel 2010 il 70% degli assistiti Caritas era in cerca di un’occupazione e solo il 15% dichiarava di avere un lavoro; oggi i disoccupati pesano per il 48% e i lavoratori per il 23% (una persona su quattro circa)
- marginalità sociale: aumenta il peso delle persone senza dimora che rappresentano il 19,2% del totale, rispetto al 16,9% del 2022 (abbiamo incontrato 34.554 persone senza dimora a fronte delle 27.877 dello scorso anno )
- povertà e solitudine: cresce il peso della componente anziana che passa dal 12,1% al 13,4% (da 30.692 a 35.875)
- povertà e salute mentale: cresce il disagio psicologico e psichiatrico tra gli assistiti (+15% persone affette da ansia/depressione e malattie mentali)
Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, nell’introduzione afferma che l’intento del Rapporto è “rilanciare l’invito a guardare oltre le cifre per riconoscere l’umanità ferita che vibra dietro ogni numero. È una chiamata alla solidarietà, alla consapevolezza che ogni piccolo gesto, ogni passo verso l’altro, può fare la differenza”.
“Guardare al futuro con speranza non significa ignorare le difficoltà del presente – scrive ancora don Pagniello – ma riconoscere che il bene può sempre emergere anche dalle situazioni più oscure“.
Si legge nelle conclusioni l’invito rivolto a tutti i cristiani che “in questo contesto in particolare – come ricordava don Tonino Bello – non possono limitarsi a sperare, ma appartiene a loro il compito di dare
gambe e “organizzare la speranza”. Si tratta, dunque, di un percorso da fare insieme, come Chiesa, e Chiesa sinodale, in relazione”.