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#seguilastella – Chi cerca don Orione prima o poi lo trova
Si è concluso venerdì scorso il percorso carismaticoa #seguilastella, nei luoghi di Don Orione.
Cosa vuol dire visitare questi luoghi di cui si è sentito tanto raccontare? Cosa significa incontrare Don Orione nel Santuario della Madonna della Guardia, vedere le sue scarpe bucate, pregare davanti al suo corpo?
Ce lo racconta la testimonianza di un collaboratore che ha vissuto questa esperienza e ha affidato alla penna i suoi pensieri e le sue emozioni.
Il 4 febbraio, un gruppo di persone sale in macchina e parte per un viaggio speciale: un percorso formativo sul carisma di San Luigi Orione. L’hashtag è #seguilastella. La destinazione è Montebello della Battaglia. Chi scrive parte dal Don Orione di Pescara.
La strada si srotola davanti, i chilometri scorrono sotto le ruote, i pensieri si mescolano alle chiacchiere leggere, alle risate spontanee, a discorsi che vanno dal quotidiano al profondo. Ma sotto tutto questo, c’è qualcosa che preme. Cosa cerchiamo davvero in questo viaggio?
Il paesaggio cambia, il cielo si tinge di colori diversi, il sole scivola oltre le colline. Poi, d’un tratto, arriva la nebbia. Avvolge la strada, rende tutto ovattato. Si va avanti comunque, fino a raggiungere Villa Lomellini. Le piccole luci dorate lungo il vialetto sembrano stelle cadute sulla terra, a segnare il cammino. All’interno, il gelo resta fuori. Ci accoglie il calore delle voci amiche: Fabrizio, don Roberto, don Giovanni, don Carlo, Demetrio, Edward, Alex. Le tavole apparecchiate, la polenta fumante, il vino buono. Si mangia, si parla, ci si sente parte di qualcosa. Il giorno dopo: Tortona
La mattina seguente, a Tortona, inizia il cuore della formazione. Don Giovanni parla con gesti ampi e una passione contagiosa. Le sue parole non sono solo spiegazioni, sono scintille. Ogni frase porta a una domanda, a un pensiero che scava dentro. Non si tratta solo di ascoltare, ma di interrogarsi.
Poi arriva Serena, la guida turistica. Con lei le strade di Tortona non sono solo pietre e palazzi, ma diventano storia. Ci invita ad alzare lo sguardo sotto i portici, a scorgere San Luigi Orione tra le figure illustri della città, accanto a Fausto Coppi.
Il cammino è un’esperienza. Non basta vedere, bisogna sentire. Ogni angolo racconta qualcosa. Anche il fiume, che nel pomeriggio ci riporta alla storia di quando la sua esondazione travolse la cripta dove riposava Don Orione.
La mattina, don Roberto ci ha parlato dell’opera orionina, diffusa in tutto il mondo, una famiglia che non conosce confini. Davide Gandini ci ha portati ancora più indietro, nel contesto storico in cui Don Orione ha vissuto, mostrandone l’attualità, toccando il tema della dottrina sociale.
E io mi chiedo: cosa significa tutto questo per me?
Il cammino tra fede e domande. Visitiamo la casa delle “400 lire”, dove suor Gabriella racconta un inizio fatto di nulla, se non di fede. Ma basta davvero solo la fede? Il cuore vorrebbe crederci, ma qualcosa dentro resiste, si agita. Poi arriva il momento più intenso: il Santuario della Madonna della Guardia. Lì, dietro una teca di vetro, c’è il corpo di San Luigi Orione. Ci si trova davanti a qualcosa di indescrivibile. Non servono parole.
Al Piccolo Cottolengo, gli occhi dei bambini incontrano i nostri. Suor Sabrina, Daniela, Michele – il direttore – ci raccontano la quotidianità di chi si prende cura di chi non ha nessuno. Nei loro sguardi, nelle loro storie, c’è qualcosa che tocca nel profondo.
Serena ci pone domande esistenziali. Dove cerchiamo Dio? Forse nel Duomo di Tortona, alzando lo sguardo verso il soffitto altissimo. Forse nelle stanze sopra il voltone, dove i nostri passi risuonano nel silenzio.
Al Paterno, Don Flavio non fa una lezione. Ci accompagna attraverso le stanze, con parole che non si dimenticano. “San Luigi Orione non è stato la Parola. La Parola è di Dio. Lui è stato la voce.” Le sue parole mi ricordano qualcosa che ho sentito dire dal parroco del mio paese, Don Vincenzo. La domenica, in chiesa, ci si può fermare davanti a due mense. La prima è la mensa della Parola: parole che non invecchiano, che parlano della vita e delle sue domande. La seconda è la mensa dell’Eucaristia: un pane che è più di un simbolo, è una presenza. Non tutti si avvicinano a entrambe. Alcuni si fermano alla Parola, come me. Altri osservano da lontano. Ma Cristo non fa selezione. Non aspetta che tu sia perfetto per amarti. Accoglie chiunque arrivi, così com’è.
E forse le voci ispirate da Dio fanno accadere le cose.
La nebbia si dirada.
Fuori dalla chiesa di San Michele, la notte è scesa.
La nebbia c’è ancora. Sfuma i contorni, rende il paesaggio incerto. Ma chi ha visto la luce non deve avere paura della nebbia. Chi ha fatto esperienza della verità non può più restare fermo.
E per chi si sente perso, per chi ha freddo, per chi non trova la strada, la speranza è questa: San Luigi Orione è nella nebbia.
Nelle vite che il mondo scarta. Nelle mani vuote di chi non ha nulla. Nei luoghi che nessuno guarda.
E chi lo cerca, prima o poi lo trova.
Aldo