Roma – Inaugurata Casa Speranza
Il 2025 è l’anno del Giubileo della Speranza. E alla speranza è intitolata la nuova struttura che offrirà un tetto e un pasto caldo a 14 uomini senza fissa dimora. L’opera don Orione di Roma ha allestito in un’ala del Centro Don Orione tre stanze con due letti a castello e una con due letti, più due stanze per gli operatori, tutte con bagno in camera.
La struttura sarà aperta fino alla fine di aprile e sarà gestita insieme alla Caritas diocesana e alle parrocchie della XXXV prefettura.
All’inaugurazione erano presenti il cardinale Vicariodella diocesi di Roma Monsignor Baldo Reina e il direttore della Caritas diocesana Giustino Trinca.
A lui e alle altre persone intervenute all’apertura di Casa Speranza, don Giovanni Carollo, direttore provinciale, ha rivolto queste parole:
Eminenza Reverendissima, Don Baldo,
Giustino, Diacono e Direttore della Caritas diocesana di Roma,
Confratelli, Amiche e Amici, in particolare voi che abiterete in questa Casa,
rispondendo all’appello del Santo Padre sull’emergenza abitativa in Roma, che coinvolge tanti fratelli e tante sorelle, in particolare nel periodo in cui il freddo semina disagio e, in qualche occasione come nei giorni passati nella nostra città, anche morte, nel Giubileo della speranza, l’Opera Don Orione ha voluto rispondere con un segno concreto di carità.
“Casa speranza” vuole essere un focolare domestico per coloro che vi abiteranno, un segno di speranza per coloro che vi cercheranno un rifugio, un sostegno e soprattutto una famiglia.
Animati dal Vangelo della carità, ad imitazione di Cristo buon Samaritano, vogliamo chinarci sulle necessità dei fratelli, certi che, come diceva San Luigi Orione, in ogni uomo “brilla l’immagine di Dio”, motivo per cui, continua il nostro Fondatore, dobbiamo “vedere e servire nell’uomo, Gesù, il Figlio dell’Uomo”.
“Casa speranza”: questa è la sua denominazione, richiamando il Giubileo appena iniziato che, come ci esorta il Santo Padre, deve essere vissuto con atteggiamenti concreti di prossimità, all’insegna delle opere di misericordia corporali e spirituali, “facendo qualcosa di nuovo per gli altri, denunciando ciò che non va e dando il nostro contributo per fare meglio e di più”.
La pace, d’altronde, scrive il Papa nel messaggio di quest’anno, si costruisce attraverso “un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito”. Essa, infatti, “non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un nuovo mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato”.
Carissimi, ringraziamo il Signore, perché ci offre ancora una volta un’occasione per incontrarlo nei fratelli desiderosi di ricevere e di offrire speranza e amore. A voi do il nostro più fraterno benvenuto. Insieme vogliamo vivere e testimoniare la bellezza dell’essere famiglia nella pluralità delle proprie ricchezze umane, culturali e religiose, che condivideremo nel nome di Dio Amore.
La nostra gratitudine al Santo Padre e alla Chiesa di Roma, qui rappresentata dal Cardinal Vicario, alla Caritas Diocesana di Roma e alla Caritas della XXXV Prefettura con cui collaboreremo nella conduzione di questa Casa, come anche all’Elemosineria Pontificia che, attraverso il Cardinale Krajewski, ci ha sostenuto nell’arredo di essa, ai volontari e ai benefattori che ci supporteranno in quest’opera di accoglienza fraterna.
A tutti e a ciascuno consegno queste semplici, quanto vere, parole del Beato Pino Puglisi: “se ognuno fa qualcosa, si può fare molto”.