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Genova – Camaldoli’s Show: il mondo dei sogni

Genova – Camaldoli’s Show: il mondo dei sogni

Grande prova il 22 dicembre nel teatro del Villaggio della Carità di Camaldoli strapieno per l’occasione.

Una coraggiosa compagnia teatrale, formata da educatori ed ospiti della Casa e i clown dell’associazione Clown al Volo, ha portato in scena uno spettacolo da sogno. Le persone con disabilità e anziani che vivono al Villaggio hanno scritto il testo dello spettacolo, in cui ognuno di loro ha voluto rappresentare sé stesso, in un viaggio onirico.

Lo spettacolo è nato da una esplicita richiesta dei partecipanti al gruppo teatrale del Villaggio della Carità: creare uno show comico che facesse divertire e riflettere, partendo dalle proprie esperienze, fragilità e vissuti personali. Da qui la necessità di avere un supporto da parte di chi ha più dimestichezza con la comicità e i tempi comici. E cosa c’è di più comico di un clown?

Così nasce la collaborazione con l’associazione Clown al Volo, i cui membri hanno compreso subito il fine del lavoro, appoggiandolo e supportandolo con passione, umanità e professionalità, trovando anche il supporto del Municipio Bassa Val Bisagno di Genova.

E così inizia lo show!

Marco mostra a tutti la sua impareggiabile voglia di lavorare, salvo poi farsi sviare dal festaiolo Paolo e crollare in un sogno, nonostante il suo amico Stefano gli porti litri di caffè con la sua moka gigante.
In questo sogno arriva Ferruccio il ciclope, che racconta barzellette a raffica, e mentre sta parlando, spunta il suo occhio perduto, interpretato da Giovannino (occhio lungo che vede tutto). Subito Ferruccio il ciclope cerca di acchiapparlo e torna a vedere, ma una musica rock preannuncia l’ingresso in scena di Antonio il boxeur, che con occhi da tigre e preso dalla sua proverbiale furia, colpisce il ciclope che aveva appena ritrovato la vista, e ricomincia l’inseguimento del bulbo oculare.

Ed ecco apparire Maurizio l’aeroplano, che vive nel mondo delle nuvole, che vola e vola, ma ad un tratto si imbatte in una tempesta scatenata da Roberto, che perdendo la sua proverbiale compostezza e pacatezza, interpreta il dio della tempesta e scatena tuoni, fulmini e venti sul piccolo biplano, che è costretto ad atterrare in un bosco fatato, dove il primo personaggio che incontra è Mansueto, come sempre imbacuccato nella sua giacca, che correndo e sfregandosi le mani cerca di trovare un po’ di tepore dalla tempesta.

Ma la perturbazione si placa, e il bosco mostra tutta la sua magia: ecco arrivare Mauro, l’uomo margherita, che passa il tempo a sfogliare altre margherite per scoprire se le sue amanti (numerose) l’amano o non l’amano; poi sopraggiunge Roberto R., la rosa vivente, che con il suo irresistibile movimento pelvico mostra a tutti come sta sbocciando. Infine, ecco Antonio N., uno dei più antichi alberi della foresta, un vecchio ciliegio saggio che ci ricorda che se troviamo delle ciliegie buone dobbiamo mangiarle, ma se sono cattive vanno buttate nella rumenta.

Ma in questo bosco incantato vive anche un super eroe: Gabriele, alias Super-Man, che non vola, non ha la vista laser, non ha la forza di mille uomini, ma ha delle mani giganti con cui abbraccia tutti quanti, senza troppe distinzioni. Ed ecco riapparire Mauro, questa volta nella sua versione malefica, che si mette a fare dispetti a tutti; fortunatamente Super-Man è qui e pone rimedio a tutto!

Suona il telefono, Marco si sveglia improvvisamente, rassicura chi è dall’altro capo dell’apparecchio che ha lavorato duramente. Posa la cornetta e si domanda chi possa averlo ispirato in questo sogno, ed appare Olga, appassionata di teatro ed arte, che con la sua tunica e l’alloro si manifesta al sognatore. E così Marco, ulteriormente ispirato, dedica una canzone a tutte le donne: un bel “Malafemmena”, giù il sipario e chi si è visto si è visto.

Grazie al sostegno costante dei Clown e degli educatori tutti gli ospiti hanno potuto interpretare il loro ruolo e condividere un aspetto di sé, per riflettere insieme al pubblico sulle potenzialità e possibilità di ognuno, sul poter fare teatro anche senza parlare o camminare, perché quando si è in comunione d’intenti e di vicinanza umana tutto diventa possibile, come in un sogno.

E al Villaggio si continua a sognare.

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