Don Bosco – “Noi saremo sempre amici”
«I miei anni più belli – dice don Orione – sono stati quelli passati nell’Oratorio salesiano».
«Tutto quello che voi vedete in me – scrive in una lettera del 30 luglio 1928 – è il frutto di tre anni passati all’Oratorio di Don Bosco».
«Oh, potessi io rivivere anche pochi di quei giorni vissuti all’Oratorio, vivente Don Bosco!».
Il 31 gennaio 1940, ultima festa di San Giovanni Bosco, Don Orione ricorda le ultime parole rivoltegli da Don Bosco a Valdocco: «Noi saremo sempre amici», e scrive:
«Cari miei chierici, cari sacerdoti e Figli della Divina Provvidenza, vi lascio come tetsamento spirituale queste parole di Don Bosco.
Don Bosco vive nella sua Congregazione salesiana, nello spirito e nelle opere dei suoi figli. La nostra Congregazione è una piccola pianticella, a paragone di un cedro, quale è la pianta e l’Opera di Don Bosco. Io sento che passo e che breve sarà ancorala mia vita. Voi vivrete e formerete la Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza.
Ricordate, cari miei sacerdoti e chierici, ricordate sempre le grandi parole di Don Bosco e cercate di metterle in pratica. I Salesiani non hanno bisogno del nostro aiuto; non hanno bisogno della nostra miseria, della nostra debolezza. Ma ricordate sempre questo: fate sì che non venga mai meno nella nostra Congregazione quell’affetto, quella fraternità, quell’unione, quell’amicizia di cui ha parlato Don Bosco!
La Piccola Opera sarà quello che Dio vorrà! Anzitutto senta sempre, la Piccola Opera della Divina Provvidenza, senta sempre gratitudine per Don Bosco e verso i suoi figli, e il vostro atteggiamento e condotta siano atteggiamento e condotta che denotino gratitudine verso i Salesiani per la sacra memoria di Don Bosco, e per quello che hanno fatto i suoi figli per portarmi avanti negli studi e farmi sacerdote. Che se mai qualche volte vi avvenisse, nel corso della vita, di poter dire qualche parola, di poter difendere qualche Salesiano, qualche figlio di Don Bosco, fatelo ricordando le grandi parole che Don Bosco rivolse, nel suo grande cuore, a un povero ragazzo che egli tolse dai campi e per cui andò tanto avanti nel suo spirito paterno da chiamarlo amico.
Che cosa vedeva Don Bosco quando, mentre a tutti era proibito di andare da lui, volle che quel povero ragazzo andasse a confessarsi da lui? Che cosa vedeva e sentiva nel suo spirito quando andò tanto avanti e disse: noi saremo sempre amici?
Non disse: Io e tu saremo sempre amici; disse: noi saremo sempre amici! Questo noi trascende dalle persone e passa nelle due Congregazioni.
Siate sempre i piccoli e, nella gratitudine del cuore, siate sempre i grandi amici di Don Bosco e di quelli che vanno perpetuando nel mondo l’Opera di Don Bosco!».
Don Orione ha coltivato questa amicizia e devozione al suo maestro tanto da porre a Fano la prima pietra del Tempio a lui dedicato, il 15 aprile 1934, a pochi giorni dalla sua canonizzazione avvenuta il 1° aprile dello stesso anno.