III Domenica di Quaresima – Signore, dacci da bere la tua acqua
In questa domenica, la liturgia ci propone uno dei dialoghi più belli del quarto vangelo: Gesù con la samaritana.
Nelle pagine del vangelo di Giovanni, il segno e il discorso si illuminano a vicenda. All’inizio del quarto vangelo, si trovano due segni e due discorsi. Il segno dell’acqua tramutata in vino delle nozze di Cana è illuminato dal discorso di Gesù a Nicodemo. Il segno della purificazione del tempio con la cacciata dei mercanti viene illuminato dal discorso di Gesù alla samaritana.
Colpisce subito il modo con cui Gesù entra in dialogo con la samaritana, senza farsi condizionare dall’odio secolare che lega i giudei e i samaritani, considerati impuri, nè dalla condotta morale della donna.
Proprio dalla capacità di dire il vero “non ho marito”, Gesù rende possibile l’apertura di un dialogo che supera tutte le divergenze confessionali e etniche.
Gesù prende la donna là dove essa si trova, progioniera delle proprie attese, per condurla altrove. La donna prova una prima meraviglia quando Gesù, un giudeo, chiede da bere a lei, una samaritana. Questa prima meraviglia apre a una seconda, la meraviglia che Gesù da da bere a lei: le parole di Gesù sull’acqua viva suscitano il desiderio di scoprire cos’è quest’acqua.
Gesù la conduce per mano a scoprire chi è: è prima è solo un giudeo, poi è un profeta, alla fine il Messia.
Il brano ci insegna che non ci sono situazioni da cui non possiamo uscire, non siamo condannati ad affondare nelle sabbie mobili. Gesù è lì, ci tende la mano e ci conduce come con la Samaritana.