Marocco – Gli auguri di Monsignor Giovanni d’Ercole
Casablanca, 23/12/2023
Maria ci chiama ad essere apostoli del vero Natale di Cristo!
Natale per noi cristiani è un invito a contemplare il Bambino Gesù con gli occhi di Maria, giovane mamma capace nella povertà di incontrare il Mistero di Dio che sceglie di farsi uomo per salvarci.
Una simpatica tradizione vuole che in alcune località, qualche giorno prima di Natale, il vescovo porti in dono il bambino per il presepe ad alcune parrocchie e a qualche famiglia simbolicamente recandolo all’intera comunità cristiana. L’ho fatto anch’io e sono venuto a portarlo nella Chiesa cattedrale dell’Arcidiocesi di Tánger nel nord del Marocco che da oltre 3 anni attende il Vescovo ed è retta ora dall’Amministratore Apostolico P. Emilio, un caro amico francescano. Una visita di cortesia ma anche per assaporare la semplicità che i francescani ispirano con la loro spiritualità e l’amore per il presepe. E mentre compio quest’inedito pellegrinaggio con il Bambinello in mano penso alla Madonna che lo ha portato in grembo nove mesi e poi appena nato non ha trovato un posto migliore e lo ha deposto in una mangiatoia. Che avrà pensato tra sé e sé davanti a questo misterioso bebé?
E, cercando di entrare nel cuore di Maria, sento come non mai un’inquietudine che mi suscita il desiderio di capire e sperimentare il significato del Natale cristiano. Per tanto tempo mi ha affascinato il sapore spirituale e sentimentale di questa festa con facili richiami all’amore, alla vita e alla pace, alla famiglia. Ma questo sentimentalismo religioso sta finendo per farci perdere il senso vero del Natale che è diventato occasione di belle canzoni natalizie…l’incontro con Babbo Natale, e poi doni, cene, tanti bei sentimenti…Ma si riduce quasi sempre ormai (si pensi alle feste organizzate per i bambini a scuola e anche negli oratori) per non nominare mai neppure una sola volta il festeggiato, Gesù per rispetto, si dice, per coloro che hanno un credo diverso. Ditemi se non è così. Che tristezza!
Ma il racconto non finisce qui. Se infatti, come è capitato a un giovane papà, tu vuoi far notare al momento degli auguri alla maestra che sarebbe bello citare almeno una sola volta il vero protagonista del Natale, la maestra rimane stupita e come al mio amico, potrebbe rispondervi non senza un certo imbarazzo: “Si, ma Quello l’abbiamo nel cuore”. Ma è proprio vero che Gesù ti è rimasto nel cuore se lo fai diventare un estraneo e a dei bambini inculchi buoni sentimenti perdendo di vista l’essenziale cioè Lui? Dobbiamo avere il coraggio di vedere la realtà e riappropriarci del valore e del senso del vero nostro Natale.
Cari amici e fratelli nella fede cristiana anche questo è un nostro compito perché Maria da sempre ci conduce a Gesù. Mentre stringo nella mano la statuina del Bambinello guardo ancora più intensamente agli occhi della Madre e ho la sensazione che lei mi parli con il suo silenzio. Mi ferisce allora come un lampo di fuoco un pensiero nel cuore: l’infinito Dio si è talmente svuotato da annientarsi nascendo come noi da una Donna che si era ben preparata da secoli. Con una scelta paradossale Dio si è reso umano indifeso in balia di mani che un giorno lo uccideranno. Sempre cercando di scrutare il cuore di Maria sento che il mistero della morte è cominciato qui perché a Betlemme Gesù nasce in una grotta lontano dal clamore delle civiltà e dal frastuono di gente frenetica e quando muore verrà velocemente abbandonato ancora in una grotta perché la gente deve festeggiare la Pasqua. Non sapevano che tutto stava per cambiare! Forse perché questa realtà era già percepita che in alcune icone orientali la culla in cui giace il Bambinello ha la forma di un sarcofago e Maria guarda con amore Gesù stretto da una fasciatura che richiama quella tipica dei morti nella tradizione ebraica.
All’improvviso sento che la Madonna mi fa il dono di guardare al Natale con occhi diversi e mi chiama a farmi “apostolo del vero Natale di Cristo”. Guardo la realtà: Il Natale di sempre ha perso di botto per me il sapore sentimentale per diventare un grido di dolore che subito mi fa pensare a tanti bambini uccisi prima di nascere, a tanta gente che soffre abbandonata e muore dimenticata. Per Gesù, Figlio unico di Dio, farsi uomo nella realtà più piena è stato un “soffrire che diventa offrire”. Ha scelto di svuotarsi, di annientarsi pur restando l’infinito Dio per assumere il cumulo della nostra infelicità fisica e spirituale. Perché lo hai fatto, Gesù? Questa è la domanda che a Natale deve farci riflettere. Una domanda che non può non scuotere la nostra fede.
Alla scuola di una Madre, diventata già la più fedele discepola del suo Figlio, capisco che questa è la rivoluzione del Cristianesimo, il drammatico paradosso della nostra fede che ti obbliga a essere umile se vuoi entrare in contatto con Dio. È l’esperienza di Maria che sarà educata dal dramma di Cristo a diventare Madre dei drammi cristiani. Guardando come posso con il cuore della Vergine Immacolata quest’inerme statuina ho sentito che dovevo cercare di cambiare il modo di vivere il Natale più in profondità. E mi sono detto che nell’umiltà della grotta c’è il segreto della felicità evangelica perché quel piccolo essere umano che è Dio ha voluto perdere tutto, come ben spiega San Paolo, e l’unica sua ricchezza resta per sempre l’amore del Padre che nella sinfonia della Trinità non smette di cantare in tutte le lingue MISERICORDIA!
Natale è una provocazione a ridare gioia francescana al nostro credere e un invito a lasciarsi spogliare di tutto dalla vita, come Maria, San Giuseppe, Francesco e tanti santi, per accogliere nel cuore, diventata culla fabbricata con i nostri peccati perdonati, un Bambinello da adorare e amare così come si è rivelato, un Dio diverso da come vorremmo e che solo alla scuola di Maria possiamo imparare a conoscere, accettare e amare. Questo è il mio augurio per voi tutti in questo santo Natale di Cristo, mentre vi assicuro un ricordo nella preghiera
Vostro + Giovanni D’Ercole