XXX Domenica del Tempo Ordinario – Donaci la vista
Marco ci informa che Gesù e i suoi discepoli sono arrivati a Gerico e mentre lasciano la città incontrano un cieco, Bartimeo, figlio di Timeo.
Per Marco questo cieco guarito diventa il simbolo del discepolo che segue Gesù. Il modello da imitare è Bartimeo, i veri ciechi sono i discepoli che non hanno ancora compreso la missione di Gesù.
Bartimeo era cieco ed ora ci vede. Bartimeo era seduto ed ora segue Gesù.
La lezione è chiara: la potenza di Dio ha saputo trasformare un uomo impotente in un uomo coraggioso, ma a due condizione: la preghiera “abbi pietà di me” e la fede “la tua fede ti ha salvato”.
Il primo miracolo compiuto da Gesù fu la liberazione di un indemoniato in una sinagoga di Cafarnao, l’ultimo la guarigione di un cieco: non sono due gesti casuali, ma scelti con intenzione. Illustrano la vittoria di Cristo sulle due forze ostili che ostacolano la sua presenza nella storia degli uomini: il Maligno e la cecità dell’uomo.
Bartimeo vede Gesù prima di essere guarito, addirittura ancora cieco va verso Gesù e una volta riacquistata la vista non giace più lungo la strada, ma segue il maestro.
C’è sempre un cieco dentro di noi, che attende una luce per dare senso alle proprie tenebre. C’è sempre un cieco dentro di noi avvolto nel mantello del dubbio o della durezza di cuore, che fa fatica a vedere la logica di Dio. C’è sempre un cieco dentro di noi che sta perennemente seduto, incapace di balzare in piedi perché progioniero della propria autosufficienza, sicurezza e arroganza.
C’è sempre un cieco dentro di noi e allora dobbiamo ripetere spesso “Rabbunì, che io riabbia la vista”, perché solo vedendoci bene potremo, come Bartimeo, seguire Gesù lungo la strada, specie quando questa è irta di insidie e di pericoli, di difficoltà e di delusioni.