Palermo – Borsellino, ricordare per tenere deste le coscienze
Ieri sera, in via D’Amelio a Palermo, è stata celebrata una veglia di preghiera in memoria del Giudice Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, uccisi ventinove anni fa in un tragico attentato.
Alla celebrazione erano presenti padre Francesco Cavallini, gesuita che collabora con la pastorale giovanile dell’Arcidiocesi di Palermo, don Luigi Ciotti e don Mimmo Napoli, parroco della parrocchia del Don Orione che sorge a poca distanza da via d’Amelio.
Padre Cavallini nell’omelia ha paragonata i giorni precedenti la strage all’agonia di Gesù nel Getsemani: Gesù sa che per rimanere fedele alla sua missione significa andare incontro alla morte, sperimentare la solitudine, anche il tradimento di uno dei suoi. “Borsellino aveva la possibilità di salvarsi, – ha ricordato padre Cavallini – gli avevano offerto una serie di incarichi per lasciare Palermo, smettere di indagare sulla mafia. Il magistrato decide di rimanere: sa che rimanere dov’è, vuole dire andare incontro alla morte. Paolo Borsellino fu liberato dalla paura della morte. La sintesi è la sua frase “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”: non è vero che non ha paura, ma la paura non condiziona le mie scelte. La consolazione senza causa è quella esperienza interiore che viene da Dio che sostiene quelli che in questo mondo cercano il bene, l’amore, costi quel che costi. Rimanere fedeli costi quel che costi. E Paolo vive tutto questo e per questo è un esempio”.
Nel luogo della strage, nel primo anniversario, è stato piantumato l’Albero della Pace, un ulivo proveniente da Betlemme. Nella lapide che riporta i nomi delle vittime si può leggere, come in un acrostico, il messaggio che ancora oggi Borsellino e i suoi uomini affidano agli uomini e donne di Palermo, dell’Italia e del mondo: pace viva!