V Domenica di Pasqua – Io sono la vite vera
Lungo il suo Vangelo, Giovanni utilizza immagini e allegorie per dirci che Gesù è la vita, la vita eterna, la luce, l’acqua, il pane della vita, il Buon Pastore. Nel brano di oggi si serve di un’altra allegoria: io sono la vite e voi i tralci.
Nell’antico oriente la vite era un’eloquente immagine di ricchezza e benessere. Nell’antico testamento la vigna è l’immagine del popolo eletto, come nel capitolo 5 di Isaia. Anche nell’arte funeraria delle prime comunità cristiane il frutto della vite era simbolo della beatitudine ultraterrena.
Il brano di oggi fa parte del secondo discorso di addio di Gesù. Il termine chiave è nell’imperativo “Rimanete con me”: rimanere indica un rapporto di comunione, un rapporto tra persone.
Cosa deve fare concretamente il cristiano per rimanere in Cristo, come il tralcio alla vite? Gesù dice “Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore” e poco dopo “questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri”: l’imperativo “rimanete in me” si risolve nell’imperativo “amatevi reciprocamente”.
La prova del nove che il tralcio è davvero attaccato alla vite è l’amore tra noi: questo è il frutto della vite vera.