La solitudine dei malati
Il Comitato Nazionale per la Bioetica, istituito nel marzo 1990, ha funzioni di consulenza presso il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni nell’ambito delle scienze della vita e della cura della salute.
Il Comitato ha recentemente preso in esame il problema della solitudine delle persone malate nelle strutture ospedaliere, sia quelle affette da Covid-19 che da altre patologie.
La solitudine è una condizione drammatica per i pazienti e per i loro familiari, resa ancora più dura dalle restrizioni resesi necessari per la prevenzione della diffusione del Covid-19: anche nelle strutture per anziani e disabili dell’Opera Don Orione, ogni qual volta le condizioni generali lo permettono, gli incontri con i familiari rappresentano una priorità per garantire la qualità di vita degli ospiti.
Nella mozione il Comitato raccomanda alle Istituzioni di compiere ogni sforzo possibile all’interno delle strutture ospedaliere e assistenziali per assicurare la presenza di almeno un familiare, o di una persona di fiducia, in particolare nelle situazioni più gravi, nelle fasi terminali e per i pazienti in condizioni di particolari fragilità.
Nonostante differenze culturali o religiose, il morire in solitudine, se non è conseguenza di una richiesta della persona, è considerato sinonimo di sofferenza non solo per chi muore ma anche per chi resta, a maggior ragione se impossibilitato ad accompagnare fino alla fine i propri cari.
Inoltre, il Comitato si augura che la programmazione della futura rete ospedaliera risponda a tutte le questioni aperte dall’esperienza di Covid-19: i modelli organizzativi devono essere flessibili in funzione dell’emergere dei nuovi bisogni dei loro primi destinatari, i pazienti, e deve essere dato il dovuto rilievo all’obiettivo dell’umanizzazione e personalizzazione delle cure.
La solitudine dei malati nelle strutture sanitarie in tempi di pandemia