II Domenica di Natale – Dio si è fatto come noi
In questa domenica la Liturgia ci propone di nuovo il prologo del Vangelo di Giovanni.
Il Prologo può essere letto soffermandosi su diversi aspetti, quest’oggi ci soffermeremo sull’affermazione centrale del testo, che è anche il cuore del quarto Vangelo e il vertice di tutto il nuovo testamento: e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Anche un canto liturgico ha preso spunto da questo testo e ha reso con parole semplici il significato di questa frase: Dio si è fatto come noi per farci come lui.
Questa parola si è fatta carne: il termine carne indica caducità, fragilità, limite, spazialità, temporalità, mortalità, ciò che la teologia cristiana chiamerà incarnazione. Con l’incarnazione Dio, mediante suo Figlio fatto uomo, è entrato nella nostra storia, ha attraversato il male, il dolore, la morte.
Nei primi secoli della Chiesa, alcune correnti ereticali non potevano accettare questo scandalo: Dio non può amare l’umanità fino a questo punto, diventare uno di noi, camminare con noi, soffrire con noi e per noi, addirittura pagare per noi con la morte.
Il Natale ci ricorda questo amore sconfinato di Dio per l’uomo, quel Bambino a braccia aperte chiede solo di essere accolto, non è un intruso, non limita la nostra libertà, ci dice che Dio ci vuole bene fino a questo punto.
Il Presere ci ricorda questo amore infinito che non conosce barriere di razze, popoli o religioni.