Marghera – Con loro, per loro: in ricordo di Don Luigi Piotto
Sabato 26 settembre, molti amici di Don Luigi Piotto si sono incontrati presso la Parrocchia orionina San Pio X di Marghera per ricordare questo sacerdote missionario orionino troppo presto salito in cielo.
Il primo momento di ricordo ha visto ripercorrere la sua storia di religioso orionino a partire dal suo servizio presso il Centro don Orione di Chirignago dal 1986 al 1992. Era indispensabile ricordare la presenza di don Luigi a Chirignago perchè la sua missione in missione è nata da lì.
Orazio, che in quegli anni lavorava come operaio agricolo, è stato il primo a portare la sua testimonianza raccontando alcuni momenti vissuti assieme a don Luigi, due giovani attorno ai trent’anni di età e per la prima volta impegnati nel servizio con persone con disabilità.
Orazio ci ha parlato del cambiamento portato subito da don Luigi fin dal suo arrivo: non più i campi visti solo come ambito di lavoro, ma come attività occupazionale. Non più quindi i ragazzi disabili ed i loro operatori a servizio dei campi ma i campi e gli operatori a servizio dei ragazzi, impegnati ciascuno nel proprio compito, con un proprio ruolo ed incarico.
E poi qualche aneddoto per descrivere la sua familiarità, la condivisione e la collaborazione, la pausa-birra (o il bicchierino d’inverno) per parlare, decidere e costruire insieme, l’attenzione che don Luigi aveva verso tutti, ragazzi e operatori.
Isabella, seconda testimone dell’incontro, ha anch’essa sottolineato questo aspetto: don Luigi era un tutt’uno con la terra, con il lavoro, con l’attività ma se un ragazzo o un operatore aveva bisogno di lui, di una parola, di un consiglio, di una pacca sulle spalle tutto passava in secondo piano ed il lavoro aspettava.
Isabella ha sucessivamente raccontato come don Luigi si aggregò al gruppetto di operatori che stavano avviando uno dei primi Centri Diurni per disabili del territorio veneziano. Ha messo in evidenza quanto era importante per lui ciò che i ragazzi creavano, costruivano con le propie mani, con la terra, con i vimini, con i fiori secchi: tutto ciò che realizzavano, nonostante le loro difficoltà motorie, agli occhi di don Luigi diventavano un’opera d’arte e questo suo vedere e sentire lo trasmetteva e testimoniava a tutti e diventava bello poterlo seguire ed imitare.
Isabella ha chiuso il suo intervento citando il profeta Isaia: “Se dovessi descrivere don Luigi con un passo biblico leggerei in suo onore il passo che dice Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio.”
Si è volati quindi idealmente da Chirignago a oltre 10.000 chilometri a sud ricordando il suo arrivo in Madagascar nell’ottobre 1992, il sogno della Congregazione di far nascere un centro per disabili, realizzatosi però solo 20 anni dopo il suo arrivo perché la popolazione chiedeva di dedicarsi ad altre urgenze.
E quindi prima di quel sogno si ascoltarono e si realizzarono i sogni ed i desideri che erano prioritari per quella parte di popolo malgascio: la costruzione di 16 scuole materne-elementari, una per ciascun villaggio entro il Giubileo del 2000, la costruzione del Liceo a Namehana per oltre 400 allievi nel 2003, la chiesa a Malaza nel 2004 dove la Casa di Dio sostituì i prati della collina. E poi tutto il lavoro che fu necessario per portare l’acqua scavando per oltre sei chilometri in modo da fornire ogni villaggio di una fontana fino poi, finalmente potersi dedicare a quel capolavoro, riconosciuto da tutti, che è la Maison de Charitè Padre Pio inaugurata nel 2012.
In tutto questo percorso tanti racconti da parte di Alessio che progettò gran parte di queste opere e ha fatto conoscere con quanta attenzione, responsabilità e capacità don Luigi riusciva a pensare e progettare questi immobili. E per il governo malgascio timbri e firme del Geometra Ceccato non servivano a niente: la firma di don Luigi era la più importante perché lui era il riferimento e la garanzia che tutto sarebbe stato costruito ad opera d’arte.
In quest’ora e mezza le testimonianze sono state supportate da immagini, video, dalla lettura di tante parole dello stesso don Luigi tratte dalle sue mail, dalle lettere che scriveva (“sono qui da 4 mesi ed ho cominciato a celebrare in malgascio… devo impararlo bene perché desidero arrivare anche ai bambini, ai più piccoli, ai più poveri, a tutti…”), gli scritti a Natale e a Pasqua con i quali portava dentro la missione anche i suoi amici in Italia, dentro un paese spesso colpito da tragedie causa i tifoni o la peste, la malaria o le alluvioni fino alle tante crisi politiche che lo hanno reso sempre più povero.
Verso la fine è stata ricordata la Festa della Riconoscenza, un evento annuale voluto da don Luigi che lui chiamava «La Fiera Franca di Antsofinondry», ricordando l’evento che si svolge ogni anno a Chirignago. Si è tenuto sin dal 2012 presso la Maison de Charitè ed è arrivato a radunare fino a 3000 persone con tantissimi volontari, tutti stretti attorno ad un’opera unica e di una importanza straordinaria a favore di persone che, finalmente, hanno un luogo dove trovare cure, aiuto, sostegno, consigli, medicine, assistenza, occupazione e almeno un pasto caldo al giorno.
Ed è arrivato infine il momento dell’ultimo sogno che sta per diventare segno orionino in terra malgascia: la piccola Università, a supporto del Liceo, che potrà dare continuità agli studenti che avranno la possibilità e le capacità per continuare gli studi e formarsi nell’ambito del lavoro.
La successiva Santa Messa è stata l’occasione per ringraziare il Signore per aver donato alla Chiesa ed all’Opera don Orione un tale grande sacerdote davvero al servizio dell’uomo, che ha realizzato i sogni ed i desideri del povero che grida e chiede aiuto.
La nostra Congregazione è ricca di persone così e, come cristiani, siamo chiamati a ricordarli e a farli conoscere; persone come don Luigi delle quali ci si può fidare ed alle quali si può affidare ogni cosa, persino l’amministrazione dell’intera delegazione malgascia nominata due anni fa così come ha ricordato l’economo Generale don Fulvio Ferrari presente all’incontro assieme a don Laureano De La Red Merino, altro Consigliere Generale. Quest’ultimo ha confidato di sentirsi onorato di aver conosciuto ed essere stato vicino seppur per poco tempo a don Luigi, persona, semplice, mite, ma forte, tenace, vera.
Si è trattato di un ricordo in famiglia con familiari di don Luigi giunti dal suo paese, i religiosi della Parrocchia e don Stefano Bortolato direttore dell’Istituto Berna, alcuni ragazzi del don Orione di Chirignago ed alcuni dipendenti di allora, tanti amici e benefattori che aderiscono all’iniziativa delle adozioni a distanza fatte nascere nel 1996 in collaborazione con l’Orione Musical Group.
L’Orione Musical Group ha accompagnato e sostenuto don Luigi fin dalla sua partenza per la missione e mai lo ha abbandonato; spesso don Luigi ricorreva a loro per ogni progetto e, nei momenti di difficoltà, diceva a Rondro, la sua più importante collaboratrice laica: “Tranquilla Rondro, ho degli amici fantastici che si danno da fare per me in Italia”.
Molto gradita la lettera inviataci da don Luciano Mariani, responsabile della delegazione malgascia, condivisa dal parroco don Maurizio Macchi. Don Luciano ha inviato un aggiornamento circa la situazione ora, le difficoltà esistenti laggiù per il vuoto lasciato, i ruoli da coprire ma anche la bellezza di quanto ha trovato tra i giovani e gli insegnanti del liceo, l’équipe della MCP e la collaborazione tra le due realtà.
Don Luigi vive e vivrà in quella terra attraverso tutto ciò che ha creato per la missione e nel cuore di tante persone ed anche tutti i suoi amici continueranno a fare la loroparte con la stessa umiltà e semplicità ma anche con la stessa forza e caparbietà.
Misaotra Mompera Luigi Piotto.
Penso non scorderò mai la mia prima messa in malgascio, celebrata in un paesino sperduto tra le montagne dell’altopiano, in una chiesa con il tetto di paglia, coi banchi fatti a forma di tronchi di albero (poi ho visto che erano davvero dei tronchi di albero stesi per terra… terra vera intendo dire, come pavimento). Per altare un tavolino traballante ma in compenso la chiesa aveva l’aria condizionata perchè le finestre… non avevano vetri.
Perchè sono finito in una chiesa così?
Perchè quando si è trattato di scegliere di celebrare la Messa nella chiesa principale o, a turno, nelle altre chiese periferiche ho scelto di cominciare la mia attività sacerdotale missionaria così come ho sempre “sognato”.
Padre Luigi Piotto