Samaritanus bonus – Curare sempre, fino all’ultimo istante
La Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato una lettera dal titolo “Samaritanus bonus”. Il testo affronta in modo completo un tema molto attuale e dibattuto: il fine vita.
La figura del Buon Samaritano diventa l’icona paradigmatica del prendersi cura, di cosa significa nel Vangelo l’amore per il prossimo: la sua figura ci ricorda come la speranza sia sempre possibile, anche quando la vita è avvolta e appesantita dalla cultura dello scarto.
“Il cuore della Lettera è la netta riaffermazione della fondamentale distinzione medico-infermieristica, clinica, antropologica ed etica tra “curare” e “guarire”, tra “prendersi cura” della vita integrale di un ammalato e “fare terapia” per sconfiggere o contrastare la malattia di cui soffre. ” dice Don Roberto Colombo, docente della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, membro della Pontificia Accademia per la vita e consultore del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, in un articolo di Avvenire a commento della Lettera.
La Lettera ribadisce con solide argomentazioni che “l’eutanasia è un crimine contro la vita umana”, un atto “intrinsecamente malvagio in qualsiasi occasione e circostanza”.
Il professor Adriano Pessina, Professore ordinario di Filosofia Morale, Direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano, interventuo come relatore al VI Convegno Apostolico, ha sottolineato le nuove problematiche evidenziate nella lettera, tra cui la solitudine del malato, che spesso è anche la solitudine di chi si prende cura di lui. “Se il Covid-19 – ha affermato Pessina – ci ha ricordato la nostra fragilità, ci ha pure obbligato a “riconfigurare i legami e a vegliare sull’altro, senza fraintendimenti”. Ma soprattutto a fare come Dio: ad avere ‘compassione’ poiché nessuno nella sua sofferenza ci è mai estraneo.”
Leggi il testo completo della Lettera: Lettera_Samaritanus_Bonus