Bergamo – Ricordare alla luce della fede
Sabato 26 settembre, il Centro Don Orione di Bergamo si è fermato per ricordare gli ospiti che nei duri mesi del confinamento sono deceduti a causa del Coronavirus.
Don Alessio Cappelli, direttore del Centro, con i suoi confratelli, ha celebrato la santa messa insieme all’assemblea formata da ospiti, operatori e volontari. Riuniti insieme, nello spirito di famiglia, hanno pregato insieme per tutti coloro che sono morti senza poter ricevere un saluto dai propri cari, per le tante persone che hanno lasciato la vita, vittime della malattia e tanti volontari, medici, infermieri, suore, sacerdoti, che anche hanno lasciato la vita in tutto il mondo.
All’inizio della celebrazione è stata letta la lunga lista dei defunti, che alla fine della messa, come gesto simbolico è stata bruciata in un braciere
Ricordare le vittime della pandemia non è solo un momento commovente di valore umano e civico, un atto simbolico di resilienza. Ricordare è un atto d’amore nei loro confronti, affinché abbiano la vita in pienezza. Il tempo della pandemia ha fatto entrare i fedeli ancora di più nella verità del mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo, come un evento che riguarda tutti, come credenti o no. Durante la sua risurrezione Egli non abbandona la nostra umanità, assunta con la sua incarnazione.
L’artista bergamasco Federico Raineri si è occupato della realizzazione di un monumento alla memoria degli ospiti che ci hanno lasciato. L’artista ha così spiegato il significato della sua opera: “Alcune pietre che ricordano il sepolcro che tengono ancora il Signore ma già si vede la potenza della risurrezione che lo porta verso il cielo. Queste sono le indicazioni che ho ricevuto da Don Alessio e dalle quali sono partito. La scelta del Cristo, opera in bronzo dello scultore Nino Galizzi, donato negli anni ‘90 all’istituto e posizionato su una croce e l’affetto rivolto verso gli ospiti che ci hanno lasciato, sono stati gli imput che mi hanno permesso poi di comporre l’opera esposta. La Vera di pietra antica utilizzata in questo contesto, riporta nella nostra memoria la pietra che chiudeva il sepolcro e il Cristo alleggerito dalla Croce risorge con la sua leggerezza e sale verso il cielo”.
Il monumento del Centro Don Orione ricorda a tutti che la morte non è la parola fine, ci attende una grande speranza, quella garantita da Dio, Lui che solo può essere vittorioso sulla caducità dell’esistenza umana. Dio è la grande speranza che anche nelle notti della solitudine non tramonta mai.
Alla fine della messa, ad ogni famiglia è stato donato un ciclamino con la targhetta del nome dei loro cari in segno del ricordo che di loro portiamo nei nostri cuori.
Tanti palloncini bianchi, con i nomi di tutte per persone che al Centro sono state portate via dal Covid-19, sono volati in Cielo alla fine della messa: non un addio, ma un arrivederci.