Festa di San Luigi Orione – La musica profondissima della carità.
Oggi festeggiamo Don Luigi Orione, Santo per aver vissuto la sua intera esistenza sull’esempio di Gesù Cristo, dicendo sì all’Amore senza confini, portando questo Amore in tutto il mondo e ad ogni uomo.
Chi oggi celebra la ricorrenza non può farlo con una solenne celebrazione, una processione, una festa o un momento conviviale. L’emergenza Covid-19 ci ha privato di questi eventi assembleari, ma non toglie l’importanza e la solennità della festa.
Come celebrare oggi il dono di aver incontrato nella nostra vita Don Orione?
VIVENDO COME LUI HA VISSUTO! SUONANDO ANCHE NOI LA MUSICA ALTISSIMA DELLA CARITA’!
Sono le parole dello stesso Don Orione a indicarci il modo. E’ un suo famoso scritto del 25 febbraio 1939, un anno prima della sua morte, quando già la malattia e le fatiche di una vita spesa per gli altri avevano minato la sua salute. In queste parole, Don Orione ci indica dove andare a cercare chi ha bisogno di noi: anime di chi ha perso il lavoro, anime di chi non vede i familiari da tempo, anime di chi ha perso una persona cara, anime di chi non vede più speranza…
Ecco allora gli auguri per questa festa: leggiamo le parole che Don Orione rivolge a noi nel giorno della sua festa e continuiamo a suonare nella nostra vita la musica profondissima della carità!
Anime! Anime!
Non saper vedere e amare nel mondo che le anime de’ nostri fratelli.
Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori, anime di giusti,
anime di traviati, anime di penitenti, anime di ribelli alla volontà di Dio,
anime di ribelli alla S. Chiesa di Cristo, anime di figli degeneri,
anime di sacerdoti sciagurati e perfidi, anime sottomesse al dolore,
anime bianche come colombe e anime semplici, pure, angeliche di vergini:
anime cadute nella tenebra del senso e nella bassa bestialità della carne,
anime orgogliose nel male, anime avide di potenza, e di oro, anime piene di se,
che solo vedono se, anime smarrite che cercano una via,
anime dolenti che cercano un rifugio o una parola di pietà,
anime urlanti nella disperazione della condanna
o anime inebriate dalle ebrezze della verità vissuta:
tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto,
tutte Cristo vuole salve tra le sue braccia e sul suo Cuore trafitto.
La nostra vita e tutta la nostra Congregazione dev’essere un cantico e insieme
un olocausto di fraternità universale in Cristo.
Vedere e sentire Dio Cristo nell’uomo.
Dobbiamo avere in noi la musica profondissima e altissima della carità.
Per noi il punto centrale dell’universo è la Chiesa di Cristo,
e il fulcro del dramma cristiano, l’anima.
Io non sento che una infinita, divina sinfonia di spiriti, palpitanti intorno alla Croce.
E la Croce, stilla per noi, goccia a goccia attraverso ai secoli,
il sangue divino sparso per ciascuna anima umana.
Dalla Croce, Cristo grida: Sitio!
Terribile grido di arsura che non è della carne, ma è grido di sete d’anime,
ed è per questa sete delle anime nostre che Cristo muore.
Io non vedo che un cielo, un cielo veramente divino,
perché è il cielo della Salvezza e della pace vera:
io non vedo che un regno di Dio, il regno della carità e del perdono,
dove tutta la moltitudine delle genti è la eredità di Cristo e regno di Cristo.
La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di se a Cristo Dio
e agli uomini, a tutti gli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente,
moralmente deformi, ai più lontani, ai più colpevoli, ai più avversi.
Ponimi, o Signore, sulla bocca dell’inferno perché io, per la misericordia tua, lo chiuda.
Che il mio segreto martirio per la salvezza delle anime, di tutte le anime,
sia il mio paradiso e la suprema mia beatitudine.