II Domenica di Pasqua – Domenica della Divina Misericordia
In tutti e tre i cicli liturgici, nella seconda domenica di Pasqua viene sempre letto lo stesso brano del Vangelo di Giovanni: Gesù appare ai discepoli e Tommaso prima è incredulo, poi crede.
E’ interessante l’annotazione cronologica: Gesù appare ai discepoli lo stesso giorno dei fatti del sepolcro e dell’incontro con Maria, è il giorno di domenica, giorno che diventerà per i primi cristiani il momento in cui ricordare l’evento centrale della salvezza.
In questo tempo di pandemia, non possiamo partecipare alla celebrazione domenicale della Messa: il nostro essere cristiani nasce dall’Eucarestia e si alimenta dell’Eucarestia. Partecipare alla Messa non è un dovere, ma un bisogno che nasce dalla nostalgia di incontrare il Signore Gesù nella Parola, nel Pane e nei fratelli. Incontrare Gesù con i dubbi e con la fede di Tommaso, ma incontrarlo, soprattutto nello spezzare il pane.
Cosa ci dona Gesù nella sua prima apparizione?
Prima di tutto la gioia: il primo regalo che ci fa Gesù quando lo incontriamo è la gioia. Perché quel cuore trafitto e quelle mani trapassate dai chiodi ci dicono l’immenso suo amore per ognuno di noi, per tutta l’umanità, nessuno escluso, nemmeno i Tommaso di oggi che hanno bisogno di vedere, toccare.
Poi ci dona la pace, la sua pace, come aveva già promesso nei suoi ultimi dialoghi con i discepoli. “Vi lascio la pace, vi dò la mia pace” aveva detto agli apostoli nell’Ultima cena, una pace diversa da quella che dà il mondo.
Ci dona poi il suo Spirito, il perdono, e ci affida la missione che Lui ha ricevuto dal Padre: anche noi siamo inviati a testimoniare la bellezza della fede e la gioia che nasce dall’incontro con Cristo, a dire come Tommaso “Mio Signore e mio Dio”, a fasciare le piaghe di oggi, quelle fisiche, morali, spirituali, a proclamare che non c’è pace senza giustiza e non c’è giustizia senza perdono.