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Anzio –  La parrocchia è una famiglia vicina ai più poveri

Anzio – La parrocchia è una famiglia vicina ai più poveri

La parrocchia del Sacro Cuore di Gesù ad Anzio continua ogni giorno le sue attività per aiutare i poveri, quelli che lo erano prima e coloro che lo sono diventati dopo l’emergenza Corona Virus.

Dopo aver raccontato cosa accade nelle parrochie orionine di  Torino e Roma, ascoltiamo le parole che Don Giuseppe Bisceglia, parroco ad Anzio, ha rilasciato all’Osservatore Romano: “Le nostre attività sono un segno concreto che tutti riconoscono a livello cittadino, interparrocchiale e diocesano. Non abbiamo sospeso il servizio, ma con l’emergenza sanitaria sono raddoppiate le persone che chiedono aiuto ed è cambiata del tutto l’organizzazione e la modalità di distribuzione del cibo. Ci siamo attrezzati con dei contenitori sigillati ermeticamente e delle buste che distribuiamo sulla porta. Ora i pasti vengono consumati all’esterno della struttura e non più a mensa. Cerchiamo di tenere un atteggiamento discreto, per non metterli a disagio, ma vogliamo essere prudenti per salvaguardare l’ambiente interno».

La parrocchia di Anzio ha una lunga storia di solidarietà verso gli ultimi: ora le madri ospitate nella comunità per donne in difficoltà cucinano per la mensa dei poveri, dato che i volontari non possono più raggiungere la struttura.

“Ora andiamo avanti anche grazie ad alcune madri che insieme ai loro figli si rendono utili in cucina – dice don Bisceglia – forse non se lo aspettavano neanche loro, ma come abbiamo visto questa emergenza, in tanti casi chi è aiutato, adesso aiuta. Questo è molto bello, oltre che educativo per i bambini».

Ogni giorno ricevono un pasto circa  sfamate 25 persone: italiani  e stranieri, molte volte sono persone che prima avevano un lavoro ma ora sono inngrande difficoltà, tanti sono persone senza fissa dimora che dormono nella struttura di accoglienza di Sant’Egidio ad Anzio.

L’esperienza della mensa è un modo di testimoniare il Vangelo. “Il cristiano non può limitarsi a essere una persona che offre parole consolatorie, ma deve diventare un testimone, una persona di servizio che illumina con il suo esempio di preghiera. Il segno di un’attività caritativa in una parrocchia — continua — dovrebbe coincidere proprio con questo salto che occorre fare: oggi bisogna incarnare questa testimonianza».

E in questa piccola, ma grande attività di bene si sente viva la presenza di Don Orione: “servire Cristo nei poveri”.

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