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13 aprile 1895 – 2020 125 anni di un sì a Cristo

13 aprile 1895 – 2020 125 anni di un sì a Cristo

Don Orione viene ordinato sacerdote il 13 aprile del 1895, sabato santo, nella cappella dell’Episcopio, a Tortona dal Vescovo Monsignor Igino Bandi.

A distanza di 125 anni, il Vescovo di Tortona, Mons. Vittorio Viola, appare in un video ripreso proprio in quella cappella. Il Vescovo afferma che la cappella può davvero essere considerata un santuario orionino perché che in quel luogo è accaduto il fatto che ha segnato il cuore sacerdotale di don Orione, dal quale è nata tutta la famiglia orionina.

“Quel fuoco di carità è stato acceso qui! “- dice ancora monsignor Viola e ripercorre attraverso alcuni testi di Don Orione la storia di questo ardore di carità che è il cuore sacerdotale di Don Orione.

Inizia con una riflessione sulla richiesta che il neosacerdote fece nella sua prima messa: la salvezza per chiunque, in qualunque modo, entrasse in contatto con lui e la sua Opera.

E tra questi ci siamo anche noi oggi, chi lavora nelle case orionine, chi ci vive, anche chi sta leggendo queste righe per puro caso o, come direbbe Don Orione, per opera della Divina Provvidenza.

 

Alcuni cenni di storia orionina:

Don Orione, trascorre la notte della vigilia della sua ordinazione al capezzale dell’anziano canonico Claudio Andrè, vicario della diocesi, e resta solo a vegliarne la salma. Sopraffatto dalla stanchezza, si addormenta sulla sponda del letto, ove giace il morto. Così lo trovano quando, di prima mattina, vengono a chiamarlo perché si prepari alla sacra cerimonia.

Durante la celebrazione, egli chiede al Signore tre grazie per tutti quelli che lo seguiran­no: “Pane, pace e paradiso”, e la salvezza eterna per coloro che, in qualsiasi modo, si avvicineranno a lui e alla sua Opera. È lui stesso a rivelarlo, molti anni dopo: “Nella prima Messa ho chiesto che tutti quelli che, in qualsiasi modo, avessero avuto a trattare con me si fossero salvati”.

Al riguardo, abbiamo altre preziose testimonianze. Scrive don Carlo Sterpi, coetaneo, confidente e suo primo successore: «È stato nella sua prima Messa che don Orione ha chiesto la grazia della salvezza per tutte le anime che avrebbe incontrato sul suo cammino”. Così attesta il conte Agostino Ravano, insigne benefattore genovese che ebbe una lunga e intima amicizia con don Orione: “Mi raccontava che, il giorno della sua ordinazione sacerdotale, egli aveva domandato al Signore di salvare il numero più grande possibile di anime, anzi le anime di tutti quelli con i quali avrebbe parlato, trattato o incontrato, anche per la strada”.

L’indomani, giorno di Pasqua, don Orione celebra la sua prima Messa in mezzo ai giovani assistiti, raccolti nella cappella del Collegio Santa Chiara. Per la sua seconda Messa sceglie deliberatamente un diverso uditorio: i detenuti del carcere di Tortona, mettendo in atto quello spirito apostolico che seguirà nel corso della sua esistenza: “Preservatemi, o Dio, dalla funesta illusione, dal diabolico inganno che io, prete, debba occuparmi solo di chi viene in chiesa e ai sacramenti, delle anime fedeli e delle pie donne. Certo, il mio ministero riuscirebbe più facile, più gradevole, ma io non vivrei di quello spirito di apostolica carità verso le pecorelle smarrite, che risplende in tutto il Vangelo. Solo quando sarò spossato e tre volte morto nel correre dietro ai peccatori, solo allora potrò cercare qualche po’ di riposo presso i giusti. Che io non dimentichi mai che il ministero a me affidato è ministero di misericordia e usi con i miei fratelli peccatori un po’ di quella carità infaticata, che tante volte usaste verso l’anima mia”.

 

 

 

 

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