IV Domenica di Quaresima – Dacci la luce della fede
Questa quarta domenica di Quaresima è chiamata domanica “laetare”, perché l’antifona d’ingresso si ispira ad alcuni versatti dell’ultimo capitolo del profeta Isaia, che dice “Rallegrati, Gerusalemme!”. Proprio perché è la domenica della Gioia i paramenti del sacerdote sono rosa, come nella terza domenica di Avvento: sono le due uniche occasioni in cui si usa questo colore.
Siamo a metà del cammino verso la Pasqua e la liturgia ci propone una pausa di gioia: il vangelo racconta l’episodio del cieco nato, che ha ritrovato la gioia grazie alla guarigione operata da Gesù.
Questo brano ha un valore battesimale e catecumenale profondo, proprio perché la Quaresima era tradizionalmente il periodo di preparazione dei Catecumeni, che ricevevano il battesimo nella Veglia Pasquale. Il catecumeno è come un cieco che chiede a Gesù la luce della fede, mediante l’acqua del Battesimo.
Il tema della Luce è caro all’evangelista Giovanni, fin dall’inizio nel famoso prologo: la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
Il brano di oggi parla di due cecità: quella fisica, di un uomo cieco dalla nascita, e quella spirituale dei farisei, che si oppongono a Gesù, luce del mondo. L’episodio mostra il contrasto tra fede e incredulità, tra l’accoglienza di Gesù e il suo rifiuto, tra l’aprirsi alla luce e il rimanere ciechi.
Questo rifiuto è chiamato peccato, dice il biblista Bruno Maggioni: è la chiusura di fronte ai gesti che Gesù ha compiuto ed al senso che da essi si sprogiona, una chiusura che viene dalla presunzione di essere già nella verità.
Anche noi, come il cieco, possiamo chiedere a Gesù: “Signore, che io abbia la vista!”.