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CEI – In preghiera per il Paese, sotto la protezione di San Giuseppe

CEI – In preghiera per il Paese, sotto la protezione di San Giuseppe

Domani, festa di San Giuseppe, la Chiesa italiana ci invita a stare uniti e a stringersi in preghiera.

La Conferenza Episcopale Italiana promuove un momento di preghiera per tutto il Paese, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce), simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21 di giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia.

Alle finestre delle case si propone di esporre un piccolo drappo bianco o una candela accesa.

TV2000 offrirà la possibilità di condividere la preghiera in diretta.

Come famiglia di Don Orione, ci uniamo all’iniziativa della CEI con un particolare trasporto, che nasce dalla storia di Don Orione, che racconta ai suoi questo episodio proprio 82 anni fa,  il 18 marzo 1938.

Agli inizi, in momenti in cui non avevamo pane, non avevamo niente, fu san Giuseppe a venirci incontro. Però solo quell’anno pareva che il caro san Giuseppe non volesse venirci in aiuto. Venne infatti il mese di marzo, ed eravamo in grande bisogno di denaro: momenti molto penosi, e ci raccomandavamo molto a san Giuseppe, che è invocato come amministratore, meglio come provveditore delle case, così come fu provveditore della sacra Famiglia.
Invece di venire gli aiuti, venivano i creditori a farsi pagare. Io non me ne potevo proprio liberare. Un giorno eravamo proprio senza niente. Il portinaio, allora, era il nostro Zanocchi, arrivato solo da qualche mese. Si era all’antivigilia della festa!
Il portinaio viene su di corsa e mi dice: “C’è un signore che vuole parlarle”. “Ma chi è? È un creditore?”. “Non lo conosco”. Non è il macellaio? Il lattaio?”. “Non lo so”. “Non l’ho mai visto”. “Sta attento bene che non sia qualche creditore!”.
Scendo le scale in fretta e mi trovo davanti ad un signore modestamente vestito e con una barbetta bionda. Quel signore mi dice: “Lei è il superiore’? Qui c’è una somma!”, e tirò fuori una grossa busta.
Allora, gli chiesi se dovevamo dire delle Messe: “C’è qualche beneficenza da fare?”.
“No, no!”, rispose. “Non c’è niente. C’è solo da continuare a pregare!”.
Io non l’avevo mai visto. Mi guardò un istante e, salutandomi con un inchino, se ne partì in fretta. Avrei voluto trattenerlo ma quella presenza e quelle parole mi avevano come incantato. Quel signore fece alcuni passi; uscì dalla porta, scese il gradino, ma poi non lo si vide più, né a sinistra né a destra, né sotto i portici né in chiesa; in cortile c’erano solo i ragazzi.. Si mandarono immediatamente due di essi per cercare di lui, ma inutilmente.
Venne poi monsignor Novelli e gli si raccontò ciò che era successo. Egli disse: “È san Giuseppe, è veramente san Giuseppe, che ha voluto confortarvi!”. Noi, in verità, sempre si credette che fosse san Giuseppe.
Questo fatto sia tramandato sempre in riconoscenza a san Giuseppe per quella provvidenza straordinaria. E ho creduto bene di parlarne, perché anche voi, dopo questo bel periodo di anni passati, vogliate ancora ringraziarlo con me.

Da allora, in segno di riconoscenza, Don Orione fece sempre mettere e tenere fresca una pagnotta di pane al collo della statua di San Giuseppe. E così si fa nelle case della Congregazione.

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