XXVIII Giornata Mondiale del malato – “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”
Il tema della sofferenza e della cura di chi soffre è profondamente evangelico: Gesù è un Dio che si fa carne per farsi toccare, per incontrare profondamente l’uomo e guarirlo dai suoi mali spirituali e non.
Papa Giovanni Paolo II aveva dedicato l’enciclica Salvifici doloris questo tema, enciclica che fu firmata firmata l’11 febbraio del 1984, memoria della Madonna di Lourdes. Un anno dopo nello stesso giorno egli istituì il Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari e scelse la stessa data per la celebrazione della Giornata del malato.
Papa Francesco, nel messaggio di quest’anno, ricorda che Gesù ha condiviso la nostra fragilità umana, la conosce per averla sperimentata e ci viene in aiuto.
Nelle situazioni più gravi come le malattie inguaribili e croniche “si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.”
Il Santo Padre invita tutti i sofferenti a cercare ristoro nella Chiesa, una casa dove trovare ristoro, sollievo, accoglienza.
Non dimentica anche gli operatori sanitari ai quali rivolge queste parole: “Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile. “
Ciascuno nel suo ruolo, familaire, operatore, volontario, è chiamato con gesti sti di tenerezza e di vicinanza riflettere l’immagine di Cristo Buon Samaritano.
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