V Domenica del Tempo Ordinario – Siate la luce del mondo!
Riprendiamo il cammino con il Vangelo di Matteo, al capitolo quinto, che inaugura il cosiddetto discorso della montagna, il primo grande discorso del suo vangelo. Il brano di oggi segue il brano delle beatitudini, con cui Gesù inizia il suo insegnamento.
Gesù parla ai suoi discepoli e illustra loro l’identità del discepolo: essere sale e essere luce.
Come possiamo attualizzare queste metafore? Il sale si scioglie completamente per dare sapore, la sua presenza deve essere delicata, ma la sua assenza non si può nascondere. Essere sale della terra vuol dire dunque esserci, sempre, ma con discrezione, sobrietà, prudenza, saggezza, temperanza.
Di questo ha bisogno la nostra società: del sale che la liberi dall’insipidezza e dal non senso dell’esistenza e dalla degradazione della convivenza umana.
Un discepolo deve anche essere luce: ma come fa a essere luce, ad avere una luce dentro? La risposta è nelle parole stesse di Gesù: “Io sono la luce del mondo”. Solo se illuminato da Cristo il discepolo potrà portare la luce al mondo, se riflette luce propria porterà solo se stesso, si spegnerà presto e torneranno le tenebre.
Segno di queste tenebre è una vita cristiana smorta, languida, senza colori, priva di visioni positive, buia. Il cero pasquale è simbolo del Signore Risorto e la notte del Sabato Santo viene introdotto in chiesa mentre tutta l’assemblea è al buio: c’è solo la luce del Cristo Risorto.
Il discepolo sa che solo attingendo a quella Luce potrà ritornare a vedere e a contemplare il senso pieno della vita, che è soprattutto la vittoria sulla morte.