Festa della Presentazione del Signore
Quaranta giorni dopo il Natale festeggiamo l’incontro tra Maria, Giuseppe e Gesù con Simeone e Anna nel Tempio. Questa festa chiude le celebrazioni natalizie con il dono della Vergine Maria e la profezia di Simeone apre il cammino verso la Pasqua.
Il Levitico prescrive che la madre di un figlio maschio lo debba presentare, quaranta giorni dopo la nascita, davanti al tabernacolo e offrire in olocausto, per la propria purificazione, un agnello di un anno o per i più poveri una coppia di colombe o di tortore.
La presentazione di un primogenito maschio ha anche un significato di riscatto, perchè ogni primogenito di ogni madre appartiene a Dio.
Il racconto di Luca ruota attorno alla figura del vecchio Simeone: egli attendeva da tutta la vita, meditando, pregando e rendendo la sua vita una perenne vigilia di questo gioioso incontro.
Non è il caso di chiederci anche noi cosa stiamo attendendo? La mia vita si sta gradualmente trasformando in questa attesa di incontro con l’essenziale?
Simeone ci offre anche altri spunti di riflessione: egli riconosce il Messia e lo indica pubblicamente, è la figura del giusto dell’Antico Testamento che si apre all’accoglienza del nuovo. Ora può cantare il suo “Nunc dimittis” e andare in pace.
La liturgia delle ore fa recitare questo inno nell’ultima preghiera del giorno, la Compieta: chiudendo la giornata il ricordo del vecchio Simeone ci aiuta nell’esame di coscienza. Come ho atteso, riconosciuto, accolto il Signore Gesù in questa giornata?