II Domenica di Natale – E il Verbo si fece carne
In questa domenica la Liturgia attira la nostra attenzione sulla nostra relazione con Dio, una relazione diventata veramente stretta, intima per mezzo dell’Incarnazione di Gesù.
Il Vangelo di oggi è il prologo del Vangelo di Giovanni, definito il più bell’inno cristiano. In Giovanni la fede in Dio esplode prepotentemente fin dall’inizio, il prologo è il canto più sublime di fede in Gesù, verbo del Padre fatto carne, che mente umana abbia mai potuto esprimere.
Inutile dire che ogni parola del prologo meriterebbe una riflessione, ma ci soffermiamo sul versetto 14: e il Verbo si è fatto carne. Questo è il cuore della fede cristiana, lo “scandalo” dell’Incarnazione.
La parola “carne” esprime limite, caducità, temporalità e mortalità: colui che era nell’infinito e nell’eterno pose la sua tenda in mezzo a noi.
A quale lo scopo? Il Figlio di Dio si è fatto carne non soltanto per essere in mezzo a noi, ma per essere proprio uno di noi e introdurci in una relazione intima con il Padre Celeste. E’ questo essere in mezzo a noi, uno di noi, per farci come Lui, che distingue il cristianesimo dalle altre religioni monoteiste, che non possono accettare un Dio così umano.