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Tutti chiamati alla santità

Tutti chiamati alla santità

Dal vespro del 31 ottobre inizia la festa che la Chiesa dedica a tutti i Santi. La solennità inizia nella vigilia, nell’attesa fatta di preghiera e ascolto della Parola, per culminare il 1° novembre con la festa di Ognissanti.

Ma chi sono per i cristiani di oggi i Santi?

Molti pensano che la santità vissuta da questi uomini e donne del passato sia qualcosa di alto, irraggiungibile, lontano dalla vita quotidiana degli uomini e delle donne del presente. Ma la Chiesa ci pone davanti l’esempio di queste vite per testimoniare che è possibile rispondere pienamente alla chiamata di Dio.

I santi sono uomini e donne come noi, che hanno detto un sì pieno alla volonta di Dio sulla loro vita, che hanno seguito questa chiamata sulle strade che Dio ha scelto: nella carità, nel martirio, nella preghiera, in famiglia, nel lavoro, nella malattia, nell’educazione, in missione, nel silenzio di un convento.

Papa Francesco ci ricoda che “essere santi non è un privilegio di pochi ma è una vocazione per tutti”. A questo tema ha dedicato la sua esortazione apostolica Gaudete et exsultate pubblicata nel 2018 e che ha per tema la «chiamata alla santità nel mondo contemporaneo». Il Pontefice lancia un messaggio  essenziale, che indica ciò che conta, il significato stesso della vita cristiana, che è, nei termini di sant’Ignazio di Loyola, «cercare e trovare Dio in tutte le cose».

“Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente” (GE 1): per questo i cristiani, subito dopo la festa dei Santi, celebrano la commemorazione dei fedeli defunti.

Nella comunione di chi crede in Dio Padre e si sente fratello degli altri uomini, tutti coloro che sono morti hanno condiviso la fatica e l’impengo di vivere facendosi santi, alcuni di loro sono giunti agli onori degli altari, altri hanno vissuto la santità nella semplicità, nel nascondimento.

Fare memoria dei defunti significa sostenere con la preghiera le anime dei nostri cari che ora sono nel Mistero, che possono aver bisogno del conforto della nostra preghiera perché possa risplendere su di loro  la luce per sempre che è Gesù Cristo. La memoria dei morti ci chiede di estendere la festa della comunione dei santi, celebrata il giorno prima, anche a loro: comunichiamo tutti in uno, Gesù Cristo, il risorto da morte, il Vivente per sempre.

Don Orione, il nostro santo di famiglia, aveva un’attenzione particolare per le anime abbandonate del Purgatorio, per quei fedeli che, anche da morti, erano desamparados, senza nessuno a ricordarsi di loro. Egli scriveva: “quando la Chiesa ci invita a pregare, essa intende che si preghi per le Anime del Purgatorio, affinché noi con le nostre preghiere affrettiamo la liberazione di esse Anime, che sono prigioniere, e perché possiamo affrettare la loro gloria”.

In questi giorni di festa, nei gesti che la tradizione ci ha tramandato, facciamo tesoro degli insegnamenti dei Santi e dei nostri Cari che ci precedono, facciamoci aiutare da chi attraverso la sua vita ci ha fatto intravedere e pregustare la Pienezza.

 

 

 

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