Trebaseleghe e Selargius, per non dimenticare chi dimentica
Due momenti di dialogo e riflessione dedicati agli anziani fragili, denominatore comune il desiderio di accompagnare e sostenere questa fragilità nel pieno rispetto della dignità di ogni persona.
Alla Casa don Orione di Trebaseleghe ed al Centro Diurno Don Orione di Selargius si svolgono oggi due convegni che approfondiscono aspetti diversi della condizione degli anziani: il primo affronta il tema attualissimo del fine vita, il secondo porta in primo piano l’appartenenza di ogni anziano alla sua comunità e la responsabilità che la comunità stessa ha nei confronti di chi è più debole ed a rischio esclusione.
Le parole di Don Orione spiegano l’origine e la forza di queste due realtà di accoglienza e cura. Egli in una lettera descrive come ha trascorso il giorno del suo venticinquesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale:
“Qui di feste non se ne sono fatte; non ho permesso che se ne facessero per mio XXV di Sacerdozio. Quel giorno io dovevo passarlo a Bra, nel silenzio e in Domino; ma, la vigilia, mi accorsi che il caro Chierico Viano andava peggiorando, e allora mi fermai a Tortona. La notte la passai presso il letto di Viano e la mattina dissi la Messa ai piedi della Madonna della Divina Provvidenza … Venuta l’ora del pranzo, ti dirò come l’ho passata. Viano andava peggiorando, ma era sempre presente a se stesso; da più giorni quel povero figlio, malgrado gli enteroclismi, non aveva avuto più beneficio di corpo, quando, verso mezzodì ebbe come un rilassamento di corpo, e non si fece a tempo, perché anche lui non avverti a tempo o non se ne è neanche accorto, poveretto!
E allora il chierico Don Camillo Secco ora è suddiacono che fa da infermiere, e che è forte assai, alzò il caro malato diritto sul letto, e abbiamo cambiato tutto, e il letto e il malato, e così mentre gli altri pranzavano, con dell’acqua tiepida io lo lavavo e pulivo, facendo, col nostro caro Viano, quegli uffici umili sì, ma santi, che una madre fa con i suoi bambini.
Ho guardato in quel momento il chierico Camillo, ed ho visto che piangeva. Ci eravamo chiusi in infermeria, perché nessuno entrasse, e fuori picchiavano con insistenza che andassi giù a pranzo; ma io pensavo che meglio assai era compiere, con amore di Dio e umiltà, quell’opera santa, e veramente di Dio; e dicevo tra me: Oh molto meglio questo che tutte le prediche che ho fatto! Ora vedo che veramente Gesù mi ama, se mi dà modo di purificare la mia vita e di santificare cosi questo XXV anniversario di mio Sacerdozio.
E sentivo che mai avevo più sublimemente né più santamente servito a Dio nel mio prossimo, come in quel momento, ben più grande che tutte le opere fatte nei 25 anni di ministero sacerdotale. E Deo gratias! E Deo gratias!”. (L 1, 191-193)
Don Orione definisce “opera santa e veramente di Dio” quel servizio “che una madre fa con i suoi bambini” e ne evidenze il valore pedagogico (“mi da modo di purificare la mia vita e di santificare il mio sacerdozio”) e il valore apostolico (“Oh molto meglio questo che tutte le prediche che ho fatto!”).
Ogni giorno gli operatori delle case orionine compiono piccoli gesti di grande amore e di grande valore apostolico.