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Roma – Don Luigi Sturzo

Roma – Don Luigi Sturzo

Il numero 9 del 2019 ricorda il 1919 quando, il 18 gennaio, venne diffuso da Don Luigi Sturzo l’appello a tutti gli uomini liberi e forti, con il quale nacque il Partito Popolare Italiano, un avveduto e duraturo tentativo d’inserire i cattolici democratici nella vita politica del paese, per quanto allora subito interrotto dal fascismo. Tra i fondatori del PPI vi furono gli orionini Antonio Boggiano Pico e Stefano Cavazzoni.

Il numero 9 ricorda anche il 1959, quando, l’8 agosto, Don Luigi Sturzo, si spense a Roma, nella Casa delle Suore Canossiane, in Via Don Orione 11. Sono due anniversari importanti. Vogliamo ricordare qualcosa soprattutto della conclusione della vita di Don Sturzo, perché è legata a piccoli ma significativi ricordi orionini.

La sua abitazione in Via Don Orione 11

Il grande sacerdote e politico italiano, nato a Caltagirone, il 26 novembre 1871, aveva dovuto lasciare l’Italia nel 1924, con l’avvento del fascismo, per andare a risiedere prima a Londra, poi a Parigi e New York. Poté ritornare in Patria solo il 5 settembre 1946 e andò a risiedere in una palazzina in via Don Orione 11, presso le Suore Canossiane, che ospitava alcune persone anziane. Di fronte alla casa, in via Don Orione 8, c’era l’entrata dell’Istituto San Filippo e della grande Parrocchia di Ognissanti nel quartiere Appio.

Don Sturzo visse qui da persona discreta, dedicandosi in quegli anni all’impegno culturale e politico soprattutto con il pensiero, i contatti personali e la pubblicazione di saggi e studi. I sacerdoti orionini godettero del benefico contatto con quest’uomo di grande valore religioso e civile.

La visita settimanale del parroco

Anziano e sempre più limitato nei movimenti, un giorno fece chiamare il Superiore Don Gaetano Piccinini e gli disse: “Non potete immaginare come sono contento di essere capitato a venirmene a morire a Roma, nella parrocchia di Don Orione. Ma fatemi un piacere: come vedete, non sono in grado di uscire. Mandatemi ogni settimana un confessore. Pregatene il vostro parroco di Ognissanti che mi faccia questa carità”. Poi subito, quasi prevedendo un’osservazione, aggiunse: “Quando il parroco non potesse venire, che venga pure il vice parroco”.

Egli volle il sacerdote, non scelse questo o quel personaggio, ma desiderò quella carità settimanale da chi la Divina Provvidenza gli aveva messo vicino. Prima fu l’anziano Don Silvio Ferretti e poi il giovane Don Giovanni Pirani. Vari altri sacerdoti ricordarono questi brevi incontri sacramentali con l’anziano Don Sturzo.

“Era esigente nella puntualità agli appuntamenti. Era alle 18.00. E si poteva star certi che alle 18.15, si sarebbe usciti dalla sua stanza, liberi di attendere ad altro”.

I bambini non le danno disturbo?

“Ma quei bambini del nostro San Filippo che entrano chiassosi e che si trastullano quasi a tutte le ore, non le danno disturbo, Don Luigi? “. Così gli chiese un giorno il parroco. “Quelli? Oh quanta musica in quei cinguettii di angeli! Mi richiamano all’infanzia con mia madre “. E si fermò qualche attimo, quasi per risentirla, quella musica.

Qui, in questa Casa, Don Luigi Sturzo combatté la sua ultima battaglia, quella per la Vera vita, all’ombra di Don Orione, nella Patagonia romana affidata da San Pio X alle cure pastorali dei suoi figli.

L’8 agosto 1959, confortato dalla presenza del parroco, giunse la sua morte e da tutta Italia e dal mondo accorsero, personalmente o in spirito, ai suoi funerali celebrati nella parrocchia di Ognissanti. Dal 1962 è sepolto nella chiesa del Santissimo Salvatore a Caltagirone ed è in corso la sua la causa di beatificazione.

“Don Luigi Sturzo, durante la sua vita, – spiega Don Flavio Peloso, sacerdote orionino e studioso di Don Orione – si interessò personalmente della sorte di molti orfani e ragazzi sprovvisti di aiuti. Per tali ragioni egli ebbe contatto e premure verso la Casa dell’Orfano di Trastevere e in via della Camilluccia, a Roma, verso gli Istituti di Reggio Calabria, Palermo e, specialmente, verso la Casa di Noto con la quale aveva un legame particolare”.

“Sapeva tutto – aggiunge Don Peloso – della Casa di Noto, del vescovo Giovanni Blandini che aveva invitato Don Orione, nel 1898, aprendogli le porte del suo seminario e della diocesi. “Vedete – commentava compiaciuto Don Sturzo – è Blandini che ha lanciato (strumento di Dio beninteso!) il vostro Don Orione nell’ecumene della Chiesa. Io l’ho ben conosciuto perché da studente mi mandarono da Caltagirone a Noto dove l’aria è migliore. E mi ripresi in salute; ma non solo”.

“Anche Sturzo fu lanciato da Blandini. Confidava – continua Peloso – che fu proprio questo fatto degli studi a Noto a orientare il suo futuro. Infatti, a Noto trovò il vescovo Blandini, di grande intelligenza e intraprendenza sociale, che molto contribuì a spostare l’interesse del giovane Sturzo dal campo della filosofia a quello della politica.

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