Seguendo la scia di una stella, Orione
Queste sono le parole scritte da Grazia, una delle persone che hanno partecipato al percorso carismatico #seguilastella: in cammino seguendo la scia di Don Orione
Ho seguito la stella ancora prima di sapere cosa fossero le stelle. Cosa può sapere una bambina di 4 anni delle stelle? Cosa sono quei puntini luminosi che brillano nell’oscurità, e cosa si nasconde dietro a queste luci? Un altro pianeta, un altro mondo, altri esseri umani?
Nella nostra cultura il simbolismo della stella ci porta al di là del suo significato ovvio e ci indirizza verso un significato più “inconscio”: la stella rappresenta l’unicità della personalità, anima immortale e simbolo vivente della presenza sulla terra di qualcuno che cambierà il destino dell’umanità. Ricordiamo la stella di Bethlem?
Orione è la stella o più precisamente è un insieme di 130 stelle che formano la costellazione più nota visibile dalla maggior parte del pianeta; nella mitologia greca Orione è il cacciatore, cacciatore di anime?
“Io non cerco roba o denaro, cerco anime….”
Riprendo da dove ci eravamo lasciati, alla bambina di 4 anni che pur non sapendo cosa fossero lo stelle aveva iniziato, a sua insaputa, a guardare quella stella, in cammino, seguendo la scia.
Il cammino ha inizio nell’anno 1973 dopo una prima esperienza disastrosa presso la scuola dell’infanzia di via Balilla a Milano, nell’anno successivo i miei genitori, che gestivano una piccola ditta di saldature di materie plastiche nella zona vicinissima al Piccolo Cottolengo di Don Orione, decisero di iscrivermi alla scuola dell’infanzia adiacente all’istituto; qui frequentai il secondo ed il terzo anno. Uscendo dalla porta della scuola non si poteva non notare il Piccolo Cottolengo.
In quel tempo il Piccolo Cottolengo Milanese era strutturalmente diverso da come è oggi: lunghi corridoi dividevano i reparti e grandi saloni accoglievano le ospiti, non esistevano le camere ma immensi cameroni con tendaggi che creavano privacy isolando i posti letto uno dall’altro. Le suore coordinavano l’assistenza. Nel piano terra, dove oggi sono dislocati la Direzione Sanitaria, gli Ambulatori Generali ed il Deposito Farmaceutico, lì c’era l’oratorio femminile e le stanze, oggi diventate Ambulatori, erano aule per il catechismo. Nell’ingresso degli ambulatori, dove ad oggi stazionano i carrelli della farmacia, c’erano i calcetti.
Oggi io lavoro lì.
Negli anni a seguire, l’oratorio e la parrocchia sono stati i luoghi ove si è investito il proprio tempo in gioco e in crescita, dove si sono create le prime amicizie diventate poi relazioni importanti, che in parte ancora oggi sono vive. Negli anni delle scuole medie, al termine dell’anno scolastico venivano organizzate settimane di campo servizio presso il Piccolo Cottolengo di Tortona: si trattava di giornate di vero e proprio servizio presso i reparti del Cottolengo tortonese a contatto con i bambini affetti da patologie gravi e disabilità. Si aiutava il personale ad imboccare i bambini si giocava e si cantava con loro. Rivedere questo luogo a distanza di molti anni mi ha trasmesso una grande certezza: lì bambini stanno bene perché sono amati.
Poi arriva il tempo di scegliere cosa fare da grande e tra conservatorio, scuola di fisioterapia o scuola per infermieri, si sceglie quest’ultima.
Oggi a 50 anni mi chiedo chi sono?
Rivedere in queste giornate i luoghi a me familiari mi ha fatto riflettere; più volte mi sono chiesta se quello che sono oggi sia il frutto di un percorso o una casualità, sia il tratto di un disegno o di una strada segnata, ma…….mi piace pensare alla scia.
Nell’anno 2001 mi viene proposto di entrare a far parte del gruppo di lavoratori del Piccolo Cottolengo Don Orione di Milano, anno in cui la struttura iniziava ad assumere diverse figure lavorative, ma in quel momento era nata da pochi mesi la mia secondogenita, Greta, e l’attenzione era indirizzata a lei. Dopo 18 anni di esperienza all’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano, luogo di lavoro e di formazione infermieristica, in momento di forte crisi lavorativa e di grandi cambiamenti nella sanità pubblica, sempre di più mi convince l’idea che quello non sia più il mondo che mi appartiene; la voglia è quella di cambiare lavoro, stravolgere la propria scelta lavorativa e ripensare alle cose lasciate in sospeso: il conservatorio, l’hobby della fotografia, la maturità.
Mi vengono in mente le parole di don Orione: “rinnovarsi o morire”.
Il primo settembre 2004 entro a far parte dei dipendenti del Piccolo Cottolengo di Don Orione, ma Don Orione non voleva dipendenti o impiegati. Allora mi spiego meglio, dipendente perché c’è una parte di cuore che mi lega a questo luogo, alla senso profondo e a tutte le belle relazioni che si sono create nel tempo perché sì, questo mondo mi appartiene.
Cosa sono oggi? Coordinatrice dell’Ambulatorio Generale, Infermiera incaricata per la medicina del lavoro del Piccolo Cottolengo Milanese di Don Orione, proprio negli ambienti dove più di 40 anni fa c’erano i calcetti e le aule del catechismo. Sono ancora un’infermiera, con la maturità acquisita nell’anno 2014 e con le passioni che non sono mai svanite. Sono ancora un’infermiera grazie a tutti coloro che mi sono stati vicini nei momenti di difficoltà, soprattutto ringrazio alcune persone conosciute in età adulta nell’ambito lavorativo orionino con le quali si sono create relazioni meravigliose.
Mi piace pensare ancora di più questa trama di relazioni si possa chiamare….. scia
Nei giorni di formazione si è parlato molto di Carisma e identità orionina.
Cos’è il carisma? La capacità di esercitare una forte influenza su altre persone, una calamita che attrae chi lo subisce o secondo la visione teologica il dono divino donato per il bene della comunità. Chi viene attratto da questa forza sviluppa un senso di fiducia, la voglia di seguire e di imitare non esteriormente, perché in realtà sono toccato nel profondo dal pensiero, dalle parole, dalla coerenza nel dare l’esempio nel quotidiano. Pensiamo a cosa ci racconta la psicologia moderna sul carisma e quali sono i suoi pilastri: Vision, Azione, Talento, Entusiasmo, Costanza e determinazione, Autostima, Sicurezza dei propri mezzi.
Don Orione, se siete d’accordo, li aveva quasi tutti: ho dei dubbi sulla “sicurezza dei propri mezzi”, ma se l’uomo è relazione, le buone relazioni, con gli uomini e con Dio, si sono tramutate nella sicurezza dei propri mezzi, ovvero in Provvidenza, quella forza che è un mistero incomprensibile, incomprensibile la modalità con la quale si manifesta, ma che a volte ha un nome e un cognome!
Cosa si nasconde dietro la stella?
Si, un altro mondo, altri esseri umani diversi dagli altri esseri umani perché sono le 130 stelle, sono l’identità Orionina, che deve rendersi ancora più nota attraverso la coerenza nel quotidiano.
Si diventa quello che si è dentro una trama di relazioni che si sono tessute nel tempo, siamo lo specchio di quelle trame; se pensiamo alla vita di Gesù, i Vangeli ci danno la testimonianza della trama di relazioni che si sono instaurate tra lui ed i suoi amici, nemici, parenti, il mondo e la società in cui ha vissuto e dentro questa trama si è manifestata e si è realizzata la sua vera identità.
Credo che Don Orione avesse capito benissimo questo concetto, e grazie alle pregiate relazioni che lui stesso ha saputo creare è riuscito a fare del suo sogno, della sua Vision, una realtà concreta ed in costante progresso, alla testa dei tempi.
Non sempre nel quotidiano sono presenti relazioni “efficaci” al mantenimento della filosofia Orionina, ma nonostante questo mi piace ricordare la strofa di una vecchia canzone di Nino Buonocore – Scrivimi – che dice: “perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto. Ci vuole poco per sentirsi più vicini.”