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Rendere visibili gli invisibili: 70 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani

Rendere visibili gli invisibili: 70 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani

Sono passati settant’anni eppure, nonostante sia un considerevole lasso di tempo, ci troviamo oggi a dover auspicare che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non rimanga solo un documento, non siano solo parole. Settant’anni fa, infatti, il 10 dicembre 1948, a Parigi nel Palazzo de Chaillot nella sua terza sessione l’assemblea delle Nazioni Unite – composta da 58 Paesi – con la risoluzione 217A adotta la «Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo» come «ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, alfine che ogni individuo e ogni organo della società si sforzi di promuovere il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto».

La Dichiarazione non è un documento vincolante per gli stati che lo hanno sottoscritto, ma costituisce, fin dalla sua nascita, un punto di riferimento imprescindibile per la tutela dei diritti degli ultimi. La «Dichiarazione» è composta da un preambolo e da 30 articoli con due grandi aree: i diritti civili e politici; i diritti economici, sociali e culturali. I 30 articoli sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona.

Anche Papa Francesco ha fatto sentire la sua voce, con un messaggio rivolto ai partecipanti alla Conferenza internazionale su “I diritti umani nel mondo contemporaneo: conquiste, omissioni, negazioni” promossa dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dalla Pontificia Università Gregoriana.

Il Pontefice afferma che “osservando con attenzione le nostre società contemporanee, si riscontrano numerose contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza”.

Non può essere per i cristiani un tema indifferente, perché tra i diritti negati non ci sono solo le sofferenze causate da guerre e carestie, ma situazioni molti vicine anche al nostro mondo occidentale: Francesco pensa infatti anche “ai nascituri a cui è negato il diritto di venire al mondo; a coloro che non hanno accesso ai mezzi indispensabili per una vita dignitosa; a quanti sono esclusi da un’adeguata educazione; a chi è ingiustamente privato del lavoro o costretto a lavorare come uno schiavo; a coloro che sono detenuti in condizioni disumane, che subiscono torture o ai quali è negata la possibilità di redimersi; alle vittime di sparizioni forzate e alle loro famiglie.”

Sono i desamparados di cui parlava anche Don Orione, gli ultimi degli ultimi, uomini senza diritti e senza qualcuno che combatta per loro.

Anche nelle realtà orionine si fatica ogni giorno perché avvenga quello che invoca il Papa: “Ciascuno è dunque chiamato a contribuire con coraggio e determinazione, nella specificità del proprio ruolo, al rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona, specialmente di quelle “invisibili”: di tanti che hanno fame e sete, che sono nudi, malati, stranieri o detenuti (cfr Mt 25,35-36), che vivono ai margini della società o ne sono scartati.”

 

Clicca QUI per leggere il messaggio del Papa oppure scarica il pdf allegato all’articolo.

papa-francesco_20181210_messaggio-diritti-umani.pdf

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