Trebaseleghe – sono io il guardiano di mio fratello?
La Casa don Orione di Trebaseleghe, in provincia di Padova, ha organizzato un convegno intitolato “Sono forse io il guardiano di mio fratello? La cura e l’accompagnamento della persona negli ultimi giorni di vita”.
L’incontro, svoltosi ieri mattina, è stato un’occasione per parlare di fine vita in modo multidisciplinare e per riflettere sui possibili percorsi da intraprendere per accompagnare una persona che giunge al termine della sua esistenza.
Gli interventi dei relatori sono stati introdotti dal dottor Davide Gandini, segretario generale del Piccolo Cottolengo Genovese e incaricato per la formazione carismatica del personale della Provincia italiana, che, come cappello del convegno, attraverso la lettura di alcuni scritti, ha illustrato ai presenti la visione dell’uomo in Don Orione. La riflessione di Gandini è partita dalla lettura della lettera di Don Orione del 13 aprile 1935 scritta da Buenos Aires: in questo testo don Orione dice di aver aperto le sue case per i “desamparados”. Questa non è solo una condizione sociale di povertà, malattia o emarginazione. Per Don Orione questa condizione è più ampia, i desamparados sono tutti coloro che sono feriti, che la vita ha in qualche modo ferito e che per il mondo sono “invisibili”, senza voce, senza riparo. Ecco allora che le case di Don Orione possono essere per tutta questa umanità sofferente un nuovo amparo, un nuovo luogo di vita: qui la dignità infinita della persona umana, infinita perché volta da Dio, che non può essere definita da una condizione patologica o di disabilità, può ritrovare la sua visibilità, “anche nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio”.
A seguire, sono poi intervenuti il dottor Sergio Trentanovi, giudice ex presidente del Tribunale di Belluno, la dottoressa Bianca Maria Fraccaro, medico di medicina generale, la dottoressa Stefania Bullo, presidente dell’Associazione Volontari Assistenza Pazienti Oncologici AVAPO di Mestre, la dottoressa Fiorella Ambrosi e la dottoressa Marina Gardibale, psicologhe e psicoterapeute.
Un grazie riconoscente alla tantissime persone che oggi hanno preso parte al convegno: la prospettiva multidisciplinare, offerta dai diversi relatori, ha permesso di parlare di fine vita facendo chiarezza su processi, modalità operative e buone pratiche più efficaci per accompagnare al meglio chi muore.