Roma – 3° giorno di Convegni Amministrativi
A cosa pensava Don Orione quando apriva le sue opere? Con una domanda solo apparentemente semplice è iniziata la lectio magistralis di Don Tarcisio Vieira, padre generale dell’Opera Don Orione, che ha aperto ufficialmente i lavori del XXIV Convegno degli operatori amministrativi.
Don Tarcisio è partito dalle origini del pensiero di Don Orione, dal cuore, da cui, egli scriveva, “nascono i pensieri più alti”. Nel contesto dell’enciclica sociale Rerum Novarum di Leone XXIII, 1891, e della lettera pastorale del Vescovo di Tortona Monsignor Igino Bandi del 1894, che esortava i sacerdoti a uscire dalle sacrestie, nel giovane chierico Luigi Orione inizia a crescere la sensibilità verso la promozione degli ultimi, come espressione del Vangelo, come incarnazione di Gesù nelle periferie umane e nelle periferie del cuore. La strada è segnata: la carità sarà da allora la via scelta da Don Orione per instaurare omnia in Christo. La carità diventa lo stile delle opere di Don Orione, la via per trovare Cristo nel mondo e sperimentare e far sperimentare ad altri la vitalità del Vangelo.
Come fare oggi per non perdere questa lezione carismatica preziosissima? Don Tarcisio esorta a radicarsi sempre più fedelmente alla nostra sorgente, a Don Orione, che ci vuole anche oggi testimoni della storia di amore che è la Chiesa di Cristo. Non siamo una ONG o una ONLUS, siamo opere che portano al mondo l’amore di Dio, che è la vera felicità.
Ecco, allora, due testimoni del passato, che possono ispirare gli amministratori del presente: Don Enrico Sciaccaluga, genovese, e Gaspare Rocca, di Borgonovo Val Tidone (Piacenza).
Davide Gandini tratteggia la figura del primo direttore del Paverano, don Sciaccaluga, narrandone la storia e dando voce alle sue parole attraverso la lettura di passi tratti dalle sue lettere. Un giovane benestante, impegnato come scout e nell’Azione Cattolica, la cui vita è cambiata radicalmente dall’incontro con Don Orione. Nasce la vocazione a servire Cristo nei poveri con Don Orione, con una grande attenzione a chi sentiva affidato alle sue cure. Durante la seconda guerra mondiale ha contribuito a salvare molte famiglie ebree perseguitate: nelle testimonianze di questi fatti, emerge la sua serena determinazione nel fare ciò che è giusto, la genitlezza e sensibilità verso i disperati fuggiaschi: non erano per don Enrico solo dei fuggiaschi, erano persone con cui parlare e con cui stare un po’ di tempo per far loro compagnia.
Gaspare Rocca, invece, era un laico: tipografo e amante della musica, direttore della banda musicale di Borgonovo. Don Paolo Clerici ricorda che don Orione diceva di lui che era un “fedelissimo, più di un mio religioso”. Per sessant’anni ha servito e donato la sua vita per gli orfani della casa di Borgonovo Val Tidone. Colpisce non solo il tempo speso per questi bambini, sessant’anni sono una vita intera, ma lo stile semplice e paterno: una semplicità che nasconde un mistero, un mistero di amore. Fu servo inutile, aggiunge don Paolo, perchè non ha cercato nel suo fare il proprio utile, ma quello dei bambini. Non ha fatto grandi cose, ma sono grandi perché le ha fatte con vero spirito di servizio.
Al termine della mattina, tutti i partecipanti si sono ritrovati nella chiesa della parrocchia Mater Dei per l’Eucarestia, per rendere davvero grazie a Don Orione di essere parte della sua opera, perché la Congregazione è di chi la serve, come testimoniato dalla vita di Don Sciaccaluga e di Gaspare Rocca.
Nel pomeriggio, sono iniziate le sessioni parallele di approfondimento e gli sportelli di confronto con gli addetti ai diversi ambiti della vita organizzativa delle strutture, dai contratti alla formazione, dallo sviluppo strategico alla sicurezza.