XXIII Domenica del tempo ordinario – Effatà! Apriti!
Gesù, nel brano di Marco di questa domenica, si trova nella zona della Decapoli, un territorio pagano formato da dieci città tra cui Damasco. Gli viene presentato un uomo sordomuto, affinché lo guarisca.
Quali sono i gesti che compie Gesù? L’Evangelista Marco ce lo racconta con il suo stile asciutto, essenziale, plastico.
Gesù lo porta in disparte, gli pone le dita negli orecchi, tocca la lingua e guardando verso il cielo sospira e invoca Effatà!. La prima azione, portarlo in disparte, indica che Gesù non cerca la notorietà, non vuole mostrare il miracolo alla folla. Poi tocca la lingua e mette le sue dita negli orecchi: gesti di grande confidenza e tenerezza, che Gesù compie per guarire non solo il corpo, ma anche la sua anima. Ecco allora l’invocazione al cielo, che è gemito di condivisione della sofferenza umana e invocazione di salvezza a Dio. Il miracolo è un dono dall’alto e Gesù lo invoca con una richiesta rivolta al Cielo. Questi due gesti di Gesù sono entrati nel rito del Battesimo.
L’Effatà, Apriti!, è un comando al corpo di aprirsi all’scolto e alla comunione, è un comando all’anima affinché sia in empatia e condivisione con gli altri, è un invito a professare la propria fede.
Anche noi abitiamo in una “decapoli”, in un mondo sordo agli inviti del Vangelo e incapace di dire parole buone: questo accade quando siamo sordi e muti davanti alle ingiustizie, che generano miseria, sfruttamento, schiavitù.
Questo episodio di interpella e ci scuote, perché spesso noi siamo chiusi in noi stessi, siamo e vogliamo essere sordomuti, creando isole inospitali e inaccassibili, senza dialogo e senza ascolto. Ma per grazie e per miseicordia il Signore entra nel nostro territorio per guarire le nostre sordità e le nostre chiusure.