Percorso Ecumenico in Germania
Il n. 8 delle Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza recita: “È proprio del nostro Istituto l’impegno di pregare, lavorare e sacrificarsi per ripristinare, nella Chiesa, l’unità spezzata e favorire con ogni mezzo quello slancio ecumenico che lo Spirito ha suscitato nella sua Chiesa”. Ecco la motivazione che ha spinto 21 religiosi e 6 laici orionini ad intraprendere dal 9 al 13 luglio scorso un percorso di approfondimento ecumenico in Germania sui luoghi della Riforma. Siamo figli di un padre dal cuore ecumenico, senza confini; siamo figli di una Chiesa che col Concilio Vaticano II ha riconosciuto che il movimento per l’unità dei cristiani è un segno dei tempi, è opera dello Spirito! Questa iniziativa del Segretariato provinciale ha avuto la finalità di favorire lo slancio ecumenico, confermato fin dai primi discorsi ufficiali dagli ultimi Sommi Pontefici.
La prima tappa è stata Wittemberg: università che ha visto Lutero come docente di Sacra Scrittura. Da qui è partita l’iniziativa delle 95 tesi, finalizzate non a distruggere la Chiesa e, almeno inizialmente, nemmeno la dottrina delle indulgenze, ma a purificarla da alcune degenerazioni portate avanti da alcuni predicatori come Johann Tetzel. Bellissima la Chiesa, ricordata per la presunta affissione delle tesi sul portale. Bello anche il museo annesso con la spiegazione ed il commento delle 95 tesi. È ormai pensiero comune che Lutero non le pubblicò sulla porta della Chiesa di Wittemberg, poiché era soprattutto un documento di studio inviato a pochi: al vescovo, a Federico III e a qualche collega docente. Tanto è vero che la lingua utilizzata era il latino, sconosciuto al popolo.
Interessante la visita ad Eisleben: città della nascita e della morte di Lutero. Sul luogo delle abitazioni, ovviamente rifatte, vi sono due musei che presentano rispettivamente il contesto storico familiare e gli ultimi anni della sua vita. Ha sorpreso molto alcuni religiosi vedere un’immagine con la didascalia riguardante Lutero che prima di morire si è confessato e comunicato… È noto che il padre della Riforma abbia conservato nella sua dottrina il valore sacramen¬tale dell’Assoluzione e nel suo “De captivitate babylonica” abbia affermato esplicitamente tre sacramenti: il Battesimo, la Santa Cena e la Penitenza, pur non ritenendola obbligatoria, poiché non considerata divinamente istituita. Solo lo sviluppo avvenuto in seguito ha portato i Luterani ad abbandonare completamente la pratica della Confessione e ad eliminarla dal novero dei sacramenti. Benché non accettasse la dimensione sacrificale, Lutero non ha mai negato il sacramento della Santa Cena e la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino, anzi ha combattuto per questo, contro i riformatori svizzeri Calvino e Zwingli.
Molto bella la visita al castello di Wartburg, nei pressi di Eisenach, città natale di Johann Sebastian Bach. In questa fortezza, che sorge alla sommità di una collina a 441 m., dominando tutto il paesaggio della Selva di Turingia, Lutero fu nascosto dal principe Federico nel 1521 inscenando un rapimento, per evitare l’arresto a Worms. Nel castello vi rimase dieci mesi, ponendo mano alla traduzione del Nuovo Testamento in lingua tedesca, reinterpretando la traduzione dal greco in latino che era stata compiuta da Erasmo da Rotterdam nel 1516. L’intenzione era di realizzare una traduzione che fosse adatta al popolo comune per non far mancare a nessuno il nutrimento della Parola di Dio. Pertanto, il linguaggio – come lui stesso dirà – è stato quello che utilizzavano “la madre in casa, i bambini in strada, il popolo al mercato”. Il castello non è famoso solo per aver ospitato Lutero, ma anche, e forse soprattutto, dalla presenza di S. Elisabetta d’Ungheria (1207-1231), moglie di Luigi IV di Turingia. La giovane principessa vi ha soggiornato fino alla morte del marito, subito dopo lasciò tutti i suoi averi e si dedicò al servizio dei poveri. Bellissima la “Elisabethkemenate”, (la camera di Santa Elisabetta), ricca di splendidi mosaici sulla sua vita.
Piacevole la visita ad Erfurt, capitale della Turingia, uno dei centri medioevali meglio conservati in Germania. E’ dominata dalla Collina del Duomo, simbolo della città, con il bellissimo complesso architettonico costituito dalla cattedrale e dalla Chiesa di San Severo. L’Università era una delle più importanti di Germania e vi studiarono Lutero, Goethe, Bach, Schiller… In questa città è ancora presente l’Augustinerkloster, l’edificio del Convento degli Agostiniani, dove Lutero vi soggiornò per gli studi e fu ordinato sacerdote nel 1507.
Vi è stata poi la visita a Leipzig, Lipsia. Qui vi fu la celebre disputa, detta appunto di Lipsia, dal 27 giugno al 16 luglio 1519, nel castello di Pleissenburg, diventato ora sede del municipio della città. Il dibattito teologico ha contrapposto il teologo cattolico Johannes Eck e i principali capi del movimento della Riforma, inizialmente con Carlostadio e Filippo Melantone e in un secondo momento con lo stesso Lutero. Ciascuna delle due parti rivendicava la vittoria per sé. Un verdetto congiunto sui risultati della disputa doveva essere rilasciato dalla Università di Erfurt e dall’Università di Parigi. Solo la seconda emise un giudizio negativo sugli scritti di Lutero nel 1521, senza peraltro far riferimento diretto alla disputa avvenuta a Lipsia. Si potrebbe dire che la disputa cristallizzò le differenze accentuando la rottura che ormai diventava inesorabile. Infatti il 15 giugno 1520 Leone X emanò la bolla “Exsurge Domine” dove si condannavano molte affermazioni di Lutero e si concedevano 60 giorni di tempo per ritrattare, pena la scomunica. La risposta fu tutt’altro che conciliante: il monaco di Wittemberg il 10 dicembre 1520 diede pubblicamente fuoco alla bolla papale. Così per tutta risposta Leone X il 3 gennaio 1521 scrisse la bolla di scomunica “Decet Romanum Pontificem”.
Lipsia è la città dove l’eredità di Lutero si è coniugata con le note di Johann Sebastian Bach, maestro del coro presso la Chiesa di San Tommaso dov’è conservata la sua tomba. Bach ha senz’altro contribuito a realizzare l’ideale spirituale luterano di avvicinare le anime a Dio attraverso la musica. Come scrisse Leonard Bernstein: “Per Bach la musica era religione, comporla il suo credo, suonarla una funzione religiosa”.
Ultima tappa è stata Berlino, dove si è realizzata più che altro un visita turistica alla città. Molto istruttiva è risultata la visita ad un pezzo del celebre Muro che divideva Berlino Est da Berlino Ovest. In quel punto oltre ad alcuni bei pannelli informativi vi è una struttura museale molto interessante detta “Topografia del Terrore”, in pratica è una mostra realizzata nell’area in cui venne pianificata e diretta la maggior parte dei crimini del nazionalsocialismo. Erano infatti situate in quest’area le sedi dell’apparato del terrore tra cui la Gestapo, il Servizio di Sicurezza delle SS, l’Ufficio per la Sicurezza del Reich.
Quattro parole a mo’ di sintesi:
percorso: è stato un percorso che ha permesso di avvicinarsi alla storia e al pensiero luterano, in modo più immediato e interessante rispetto ad un convegno di studi sulla storia e sulla teologia luterana.
pellegrinaggio: non nel senso che intendiamo usualmente. Lutero ha avuto delle belle intuizioni, ha fatto da cassa di risonanza contro alcuni abusi, peraltro evidenziati da tempo, tuttavia su di lui restano delle zone d’ombra molto nette sia dal punto di vista teologico (ad esempio una concezione piuttosto negativa dell’uomo e della grazia) che rispetto ad alcune scelte drammatiche (basti pensare alla tristemente famosa guerra dei contadini). È stato un pellegrinaggio nel senso che ha fatto sperimentare la sofferenza della divisione, una ferita ancora profonda e sanguinante, soprattutto perché questa frattura non permette un annuncio coerente ed efficace in una nazione dove circa il 50% si ritiene agnostico o non credente. È stato un pellegrinaggio perché alla visita dei suddetti luoghi è stata unita la nostra voce nella richiesta del dono dell’unità, che, come ha detto il Concilio Vaticano secondo, è soprattutto un dono dello Spirito da chiedere al Padre con Gesù: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).
purificazione della memoria: la visita ai luoghi della Riforma ha aiutato a rileggere gli avvenimenti con una memoria purificata, più vera. Ormai è riconosciuto che la rilettura storica compiuta soprattutto dallo storico Giovanni Cocleo, uno dei maggiori esponenti della polemica antiluterana, ha senz’altro contribuito a rileggere i fatti a senso unico, rivestiti dalle maschere propagandistiche e da alcuni luoghi comuni che tuttora sussistono. Anche se questo si è realizzato ovviamente da entrambe le parti.
Tutto ciò aiuta a “chiamare per nome” i temi che realmente tuttora ci dividono (e ce ne sono purtroppo!), ma ci aiuta anche riconoscere tutto ciò che ci unisce, affinché diventi un’opportunità di collaborazione feconda a servizio di un mondo pieno di ferite da sanare ed una testimonianza di fronte alla grande sfida dell’indifferenza religiosa sempre più diffusa.