Giornata del rifugiato: accogliere, proteggere, promuovere e integrare i desamparados di oggi
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto di celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato il 20 giugno di ogni anno con la Risoluzione 55/76. Il documento è stato approvato il 4 dicembre 2000 in occasione del 50° anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati.
Ogni anno si ricorda il dramma di migliaia di uomini e donne che, a causa di fame, guerre, persecuzioni, hanno perso la loro casa per intraprendere un lungo e pericoloso viaggio alla ricerca di un nuovo “amparo”, un nuovo luogo da chiamare casa. Sono molte le storie come queste che si possono ascoltare da famiglie e persone ospiti delle case di Don Orione (leggi QUESTO ARTICOLO): sono questi uomini e donne i desamparados di oggi, parola cara a Don Orione, che esprime la disperazione e l’angoscia di chi non ha più nessuna sicurezza nè rifugio.
Oltre alle iniziative promosse dall’UNHCR, vogliamo ricordare le parole di Papa Francesco, pronunciate innoccasione della 104a giornata del migrante, celebrata il 14 gennaio scorso: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, i pilastri della dottrina sociale della Chiesa.
“Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo,” dice il Santo Padre: accogliere significa “offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione”, proteggere è difendere la loro dignità ed i loro diritti, promuovere è “adoperarsi affinché tutti i migranti e i rifugiati così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore”, integrare è favorire la cultura dell’incontro.
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