Roma – In cammino come i discepoli di Emmaus
Nel giorno del Martedì Santo, lo scorso 27 marzo, i collaboratori del Polo Sanitario del Centro “don Orione” di Roma – Monte Mario hanno partecipato numerosi all’incontro di formazione al carisma orionino con la guida di Serena Susigan (Endofap Liguria), nel solco del tema indicato dal Direttore Provinciale don Aurelio Fusi: «Guardiamo il futuro con concretezza e ottimismo: le 14 opere di Misericordia».
Il contributo di Serena si è focalizzato sulla relazione di aiuto, partendo da alcune definizioni disponibili in letteratura (Carl Rogers, Martin Heidegger e don Lorenzo Milani). In premessa è stato sottolineato che la relazione è necessariamente tra due protagonisti che sono due persone, con il loro vissuto di bisogni ed emozioni.
Il modello della relazione di aiuto è stato presentato attravero una famosa tela del Caravaggio, i Discepoli di Emmaus, nella quale è rappresentato visivamente l’episodio ripreso nel Vangelo di Luca (24:13-53); il racconto evangelico è servito da trama sulla quale Serena ha condotto la sua relazione.
Alcuni gesti compiuti da Gesù, letti con attenzione nel racconto, rivelano la forza della relazione che vuole promuovere la crescita ed il raggiungimento di un modo di agire dei discepoli più integrato al contesto. Gesù “si accostò e camminava con loro” ed in tal modo instaura empatia, vicinanza e condivisione; “domandò”, senza fermarsi al primo ascolto, ma volendo approfondire e verificare; “spiegò”, con la sollecita pazienza di chi ricomincia da capo; “fece come se dovesse andare più lontano”, esprimendo così che non ritiene o crede sé stesso indispensabile, ma lascia il discepolo libero di scegliere la relazione, di accoglierla e di proseguirla. La potenza del gesto, che si fa condivisione, affetto, esempio e modello, diventa prorompente nel momento in cui “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”: Gesù si prende cura dell’uomo!
Anche Don Orione può essere considerato un modello di aiuto, un modello che trasmette in ogni suo gesto la pazienza del mettersi nei panni dell’altro, che vuol dire togliere i propri panni ed accogliere incondizionatamente colui che quotidianamente incontriamo sulla nostra strada e sul nostro lavoro. Ignazio Silone ci ha lasciato una vivida testimonianza di questo “asino della Divina Provvidenza”; quell’incontro con lo “strano prete” ha cambiato la vita del giovane Ignazio sin dal gennaio del 1915, in occasione del terremoto che sconvolse la Marsica.
Per instaurare una sana relazione di aiuto dovremmo quindi essere un “poco strani”, come lo è don Orione o anche, come ci suggerisce don Tonino Lasconi, essere “i soliti fessi” che “al dunque non si tirano indietro”.
In conclusione il Direttore, don Ivaldo Borgognoni, ringraziando Serena per lo stimolo profondo che ha seminato nel nostro cuore, ha rivolto a tutti l’augurio di una Santa Pasqua di Risurrezione.