Disabilità: i centri di riabilitazione, “la Regione Lazio abbassa le tariffe, così rischiamo di chiudere”
Dopo 15 anni di sforzi economici per adeguare i centri agli standard previsti dalle nuove normative emanate dalla Regione Lazio, per resistere ai tagli di budget inferti dalle giunte che si sono susseguite dal 2007 e per sostenere un aumento dei costi di quasi il 60%, i Centri di riabilitazione si trovano, oggi, ad affrontare un abbassamento delle tariffe che rischia di metterli in ginocchio. “La situazione del comparto della riabilitazione è diventata molto preoccupante – spiegano Michele Bellomo, presidente dell’Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari), e Massimo Sala, presidente della Foai (Federazione degli organismi per l’assistenza alle persone disabili) -. Da anni chiedevamo un adeguamento delle tariffe, ferme al 2001, ed invece queste sono state ulteriormente abbassate, con riduzione che vanno dal 7 al 12%, escludendo dal calcolo le spese per il personale amministrativo e tecnico e sottostimando i costi per le manutenzioni. Per questi motivi avevamo domandato un incontro col presidente Zingaretti, richiesta che non ha neanche ricevuto una risposta. Speriamo ci vada meglio con il presidente della Commissione Sanità”. Si tratta di centri che si occupano del disagio fisico, psichico e sensoriale di bambini, adolescenti ed anziani, che lavorano, ogni giorno, con l’autismo, il ritardo mentale, la riabilitazione fisica e cardiologica, così come con persone sorde o motulese, affette da pluripatologie o patologie complesse come l’ictus, rischiano, infatti di chiudere i battenti. Le associazioni in questione rappresentano oltre il 90% di tutte le strutture di riabilitazione del Lazio, 70 centri laici e religiosi che assistono circa 12mila e 500 pazienti, tra loro il Don Orione, il Don Guanella, l’Eugenio Litta, la Fondazione Santa Lucia, l’Anfass Roma, l’Istituto Leonarda Vaccari e la Comunità Capodarco di Roma. Tutte associazioni Onlus e senza fini di lucro.