Madagascar – Energia per il futuro
Una grande scuola con più di 1000 studenti, un atelier di meccanica, una falegnameria, un dispensario, una mensa per i poveri, un seminario, una Chiesa enorme, un cortile affollato di bimbi che giocano e corrono nella polvere…
Eccoci nella missione dell’Opera di Don Orione ad Anatihazo, uno dei quartieri più poveri di Antanarivo, capitale del Madagascar. Anatihazo in malgascio significa “nella foresta”, ma oggi di verde proprio non ce n’è. E’ una vasta area paludosa, densamente popolata e dove le persone abitano in piccole case, a dire il vero, in baracche fatte di mattoni, legno e lamiera. Qui una povertà estrema che si vede, si tocca, si respira (a fatica!) in mezzo a viottoli difficili da percorrere senza il pensiero di essere finiti in un altro mondo.
I bambini, i giovani e le famiglie che vivono qui frequentano quotidianamente la missione, dove trovano chi offre loro l’opportunità di avere un futuro andando scuola, imparando un lavoro, curandosi un po’ e, molto spesso, la possibilità di avere l’unico pasto della giornata. Tutto questo grazie alla instancabile opera di Don Luciano e dei suoi confratelli che, sin dalle prime luci del mattino, si mettono al lavoro nelle varie attività.
“Oltre alle difficoltà legate alla povertà ed alla situazione politica sempre instabile, un problema che quotidianamente ci troviamo a nostro malgrado ad affrontare è la mancanza di energia elettrica, fondamentale per la sopravvivenza delle nostre attività” ci racconta Don Luciano. “Ogni giorno c’è un’interruzione di elettricità, a volte anche di 3-4 ore, perché la produzione non è sufficiente al fabbisogno dell’intera capitale. Purtroppo è un problema che si protrarrà ancora per molto tempo e per il quale il comune di Tanà non dà garanzie di soluzione. Da qui è nata l’esigenza di un’autonomia almeno parziale dall’energia statale così da garantire continuità alle nostre attività e, parlando con un amico, abbiamo considerato la possibilità di installare un impianto fotovoltaico e poi…ci ha pensato la Provvidenza!”.
Così è nato un vero proprio team con tanto di ingegneri, architetti, un tecnico esperto di fotovoltaico, elettricisti e volontari che si sono dati da fare prima nella progettazione e poi nell’installazione dell’impianto nella missione, completata in queste settimane. Si tratta di un sistema di dimensioni consistenti (26 kW) con 104 moduli fotovoltaici accoppiati a batterie e ad un generatore di backup. Tale soluzione permetterà di autoprodurre i 2/3 del consumo di energia elettrica della missione e di minimizzare il disagio e l’utilizzo del gruppo di continuità a gasolio (costo di produzione di circa 300 €/MWh) in caso di blackout.
Tutto questo naturalmente ha richiesto un consistente sforzo economico, ricoperto quasi interamente grazie alla grande generosità di un benefattore, di SEVA (società attiva nell’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili) e grazie all’iniziativa “Pagoda della Solidarietà” organizzata dai ragazzi delle Parrocchie di S. Valeria e S. Giovanni Bosco di Seregno per la Sagra di S. Valeria.
“Ora l’impianto produce ed i primi vantaggi si osservano” ci dice soddisfatto Don Luciano. “Ieri pomeriggio la Jirama (l’azienda che gestisce l’energia in capitale), come spesso accade, ha staccato l’elettricità…ma noi avevamo energia e abbiamo potuto continuare a lavorare negli atelier, a scuola e nel dispensario come se niente fosse successo: da non crederci!”
Insomma, la capacità di fare squadra e di puntare tutti nella medesima direzione hanno dato energia per il futuro della Missione. Sembra di sentir riecheggiare le parole di Paolo ai cristiani di Corinto: “…vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito”. Ecco ciò che è avvenuto…un miracolo? No, solo il desiderio profondo di dare una mano a costruire un futuro migliore anche qui.